Omicidio Vannini, Vannicola conferma accuse a Izzo: “Credo che la coscienza vada oltre l’amicizia”
Davide Vannicola conferma le accuse al maresciallo Roberto Izzo, indagato per falsa testimonianza nell'ambito del processo sulla morte di Marco Vannini. Gli inviati della trasmissione di Rai Tre, ‘Chi l'ha visto?', hanno fatto visita alla bottega di Vannicola, un artigiano che lavora la pella a Tolfa, e gli hanno chiesto un commento sull'apertura di un fascicolo di indagine sull'allora comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli in seguito proprio alla sua testimonianza: "Io credo che la coscienza vada oltre l'amicizia. Per me Izzo era come un padre. Alle spalle abbiamo 20 anni di amicizia". Vannicola ha accusato Izzo di avergli parlato di una seconda telefonata ricevuta da Antonio Ciontoli la notte che Marco Vannini morì. Ciontoli avrebbe suggerito al carabiniere che a sparare fosse stato il figlio Federico e non lui stesso. "Sono tutte menzogne, non si sa perché ha detto quelle cose", ha negato Izzo all'inviato della trasmissione condotta da Federica Sciarelli.
Nell'ambito delle indagini su Izzo gli inquirenti hanno ascoltato anche il brigadiere Manlio Amadori, quella notte in servizio alla caserma di Ladispoli. In sede processuale aveva detto di aver sentito da Ciontoli la frase: "Adesso metto nei guai mio figlio". I pm hanno ascoltato anche Viola Giorgini, l'ex fidanzata di Federico, che è stata assolta da tutte le accuse a suo carico. Gli avvocati della ragazza hanno riferito che l'argomento trattato nel colloquio durato circa 20 minuti non verteva sui fatti a lei contestati e per i quali è stata assolta. Per i genitori di Marco il punto continua a non essere chi ha materialmente sparato al figlio: "Dentro quella casa c'erano loro, Marco è uscito morto. A ucciderlo è quello che hanno fatto loro dopo lo sparo: non hanno chiamato i soccorsi. Sono tutti e cinque, Viola compresi, responsabili della morte di Marco Vannini".