Omicidio Vannini, le motivazioni della Cassazione: “Con soccorsi non sarebbe morto”
La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni per cui, un mese fa, ha ordinato di rifare il processo d'Appello per Antonio Ciontoli e i suoi familiari per l'omicidio di Marco Vannini. Gli ermellini scrivono che la morte del ragazzo fu "conseguenza" delle "lesioni causate dal colpo di pistola" sparato da Ciontoli, ma anche della "mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l'effetto infausto". Secondo i magistrati della prima sezione penale la famiglia Ciontoli mise in atto una "condotta omissiva nel segmento successivo all'esplosione di un colpo di pistola, ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli, che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi".
Caso Vannini, la sentenza della Corte di Cassazione
Antonio Ciontoli, quindi, dovrà sostenere un nuovo processo d'appello insieme alla moglie Maria, al figlio Federico e alla figlia Martina. I giudici del secondo grado (sentenza che quindi è stata annullata dalla Cassazione) avevano deciso una condanna a 5 anni per omicidio colposo per Ciontoli. Confermati, rispetto alla sentenza di primo grado, i 3 anni per omicidio colposo per i familiari. "Non pensavo potesse andare così, ero ormai sfiduciata, e invece è arrivata questa sentenza. Devo ancora elaborare perché veramente non ci speravo più. Sono troppo felice, Marco ha riconquistato rispetto e la giustizia ha capito che non si più morire a 20 anni", sono state le prime parole di mamma Marina dopo la lettura della sentenza.