Omicidio sul Tevere, l’impronta di una scarpa sul volto della vittima inchioderebbe Massimo Galioto
I primi risultati dell'autopsia sulla salma di Emanuel Stoica hanno evidenziato la presenza dell'impronta di una scarpa impressa sul volto, riconducibile a Massimo Galioto, arrestato dagli uomini del Reparto Volanti della Questura di Roma per l'omicidio sul Tevere. Il cadavere è stato rinvenuto n ella serata di giovedì 7 maggio sulla pista ciclabile all'altezza di Ponte Sisto. Un segno violento, rimasto come un marchio sulla pelle, come riporta La Repubblica, un'altra prova che secondo gli inquirenti inchioderebbe il quarantacinquenne, oltre ai filmati registrati con gli smartphone dai passanti, che avrebbero assistito alla scena, una lite tra senzatetto. Ad entrare negli atti d'inchiesta della Procura di Roma anche la testimonianza di un ragazzo, che ha raccontato agli inquirenti di aver sentito Galioto mentre diceva: "Stavolta l'ho ucciso". Galioto è stato assolto in primo grado per un altro omicidio, quello dello studente americano Beau Solomon, un giovane di 19 anni morto il 30 giugno 2016. Il processo di appello si terrà a ottobre.
Massimo Galioto nega l'omicidio
Assistito dal legale difensore Michele Vincelli, Galioto, che attualmente si trova in carcere, nega di essere lui il responsabile della morte del trentottenne. "Il mio assistito è confuso per quanto accaduto e nega ogni addebito – ha detto ai microfoni di Fanpage.it l'avvocato – Mi ha detto di aver visto un capannello di persone intorno all'uomo che giaceva esanime in terra e di essersi avvicinato per capire cosa stesse accadendo. Quando ha visto che nessuno lo stava soccorrendo, è andato da lui e ha provato a parlargli per vedere se reagiva. Dice che diverse persone possono confermarlo".