Omicidio sul Tevere, il legale di Galioto: “Vittima aveva rubato soldi a una signora disabile”
Tutti hanno visto il video in cui Massimo Galioto, il clochard 45enne accusato di aver ucciso il 37enne Petret Stoica, picchia l'uomo riverso in terra. Perdono quindi di validità le sue dichiarazioni rilasciate immediatamente dopo l'arresto: ossia che lui non avesse nulla a che fare con il brutale pestaggio, e di essersi avvicinato al corpo esanime dell'uomo quando questi era già in terra. Non per picchiarlo, ma per aiutarlo. Secondo quanto dichiarato da Galioto, ci sarebbero state diverse persone intorno al corpo di Stoica: persone che avrebbero dovuto testimoniare la sua estraneità ai fatti. Ma finora nessuno si è fatto avanti.
"È diverso infliggere colpi mortali a una persona viva e infliggerli a una persona che è già deceduta" spiega Michele Vincelli, il legale di Massimo Galioto, a Fanpage.it. "Da un punto di vista pratico la sua dichiarazione iniziale viene meno, ma ci sono comunque delle incongruenze: sembra che l'esame autoptico vada nella direzione di smentire i morsi di cane sulla vittima. La nostra linea difensiva è che le lesioni mortali siano state fatte ore prima da diversi individui".
Vincelli dichiara che esisterebbe un video dove la vittima viene pestata a sangue ore prima da altre persone. Secondo quanto riportato l'avvocato, Petret Stoica avrebbe rubato dei soldi a una signora disabile aiutata spesso da Galioto e dagli altri clochard del Tevere. Il pestaggio, quindi, sarebbe una reazione della comunità di senza fissa dimora e non il gesto singolo del 45enne: l'avvocato spiega che ci sarebbero altre persone indagate oltre a lui per l'omicidio del 37enne.
Il 7 maggio il cadavere di un uomo giaceva in mezzo alla pista ciclabile che corre lungo il fiume Tevere, all'altezza di Ponte Sisto. Diverse le chiamate al 112 da parte di numerosi testimoni, che hanno riferito alle forze dell'ordine di una brutale aggressione culminata in un omicidio a mani nude. Sulle scale, mentre tentava di allontanarsi, viene fermato Massimo Galioto: il suo non è un nome qualunque, è già salito per ben due volte alla ribalta delle cronache. La prima nel 2015, in relazione alla morte di un altro clochard, trovato cadavere nel Tevere: si era ipotizzato un suo coinvolgimento ma non è mai stato iscritto nel registro degli indagati. La seconda, per la morte di Beau Solomon, lo studente 19enne trovato morto nel fiume: Galioto, accusato di omicidio volontario, è stato assolto dai giudici di primo grado per ‘non aver commesso il fatto'.