Omicidio sul Tevere, Galioto in carcere: “Non c’entro nulla, stavo solo passeggiando”
Massimo Galioto, il clochard di 45 anni accusato di aver ucciso un uomo ieri sulla banchina del Tevere, è stato portato in carcere a Regina Coeli. La vittima è un 37enne di origini rumene, un senza fissa dimora che come Galioto abitava sulla foce del fiume: è stato ucciso intorno alle 19, davanti a moltissime persone che hanno allertato immediatamente le forze dell'ordine. A quanto si apprende, il movente dell'omicidio sarebbe una lite per futili motivi, degenerata prima in aggressione e poi in assassinio. Per il 37enne non c'è stato niente da fare, è morto nonostante i soccorsi abbiano tentato di rianimarlo più volte. Sul posto la Polizia Locale e la Polizia di Stato, che hanno fermato Galioto mentre tentava di allontanarsi a piedi dal cadavere dell'uomo. Numerosi i testimoni che hanno assistito all'aggressione e che hanno indicato in Galioto, che passeggiava con il suo labrador, l'omicida.
"Per adesso le uniche cose che so sono quelle che ho letto sui giornali, è presto per una ricostruzione precisa dei fatti – ha dichiarato a Fanpage.it Michele Vincelli, il legale di Galioto – Massimo mi ha detto che stava passeggiando con il cane e non sa perché l'hanno fermato". Secondo la polizia, Galioto sarebbe stato arrestato in flagranza di reato, incastrato anche dalle testimonianze delle numerose persone presenti a quell'ora in strada e che avrebbero assistito alla scena.
Non è la prima volta che Massimo Galioto finisce in carcere con l'accusa di omicidio. A maggio 2016 era stato accusato perché ritenuto coinvolto nella morte dello studente americano Beau Solomon, un giovane di 19 anni trovato cadavere nel Tevere. Secondo l'accusa, fu Galioto a spingerlo in acqua al termine di una colluttazione. La versione, confermata anche dalla fidanzata di allora, è stata considerata inattendibile al processo: per il giudice le immagini contenute nei video erano poco chiare, e la ragazza non era credibile perché affetta da forte miopia e dipendente da psicofarmaci. Inoltre aveva cambiato idea diverse volte su come si erano svolti i fatti. Al termine di quel processo, Galioto fu assolto per ‘non aver commesso il fatto'.