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Omicidio Emanuele Morganti: come e perché è morto

Emanuele Morganti, 20 anni, è morto lo scorso venerdì notte ad Alatri, provincia di Frosinone, picchiato a sangue all’uscita del Miro Music Club in piazza Regina Margherita. Questo è ciò che sappiamo dell’omicidio e ciò che risulta dalle indagini.
A cura di Enrico Tata
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Emanuele Morganti, 20 anni, è morto lo scorso venerdì notte ad Alatri, provincia di Frosinone, picchiato a sangue all'uscita del Miro Music Club in piazza Regina Margherita. Per il suo omicidio risultano essere nove gli indagati, tra cui il buttafuori del locale, mentre sono due i giovani fermati. Una vicenda che ha scosso profondamente il paese laziale e tutta l'Italia. Questo è ciò che sappiamo dell'omicidio e ciò che risulta dalle indagini:

Ricostruzione del delitto

L'arrivo al Miro Music Club

  • Emanuele, la sua ragazza Ketty, e altri cinque amici si ritrovano al Mirò intorno all'1/1 e 30 di notte dopo aver passato la serata in diversi bar di Alatri. Tre decidono di restare fuori nella piazza, mentre quattro, compresi Emanuele e la fidanzata, decidono di entrare all'interno del locale.
  • Emanuele e Ketty si avvicinano al bancone per ordinare le consumazioni, quattro shot di tequila. Il locale è stracolmo. Mentre i due aspettano di essere serviti, si avvicina un ragazzo, ubriaco, identificato da tutti i testimoni come "un albanese", probabilmente in virtù delle sue frequentazioni. In realtà, appureranno poi gli investigatori, è un italiano. Discute, si agita, chiede alla barista di essere servito immediatamente e urta continuamente Emanuele. Chiede un cocktail, ma ha solo due euro per pagare. La barista, pur di levarselo di torno, lo accontenta servendogli un drink annacquato.
  • Emanuele e il ragazzo cominciano a strattonarsi a vicenda e quest'ultimo gli tira un portatovaglioli che è sul bancone.
  • Intervengono i buttafuori del locale, che trascinano Emanuele fuori dal Miro. L'altro ragazzo, sembra, prova a prendere uno sgabello per tirarlo ad Emanuele, ma viene fermato.
  • Il ragazzo che ha aggredito Emanuele all'interno del locale non prenderà parte al linciaggio in piazza. 

L'aggressione in piazza

  • All'1 e 45 circa Emanuele viene trascinato dai buttafuori all'esterno del locale. Quando esce dalla porta d'ingresso la sua maglietta arancione è strappata sul petto, lui è rosso in volto, ha una riga di sangue che gli esce dalla bocca, è agitato e urla di rabbia. Insieme ai buttafuori e a Morganti esce anche un nutrito gruppo di persone dal locale.
  • Comincia una discussione all'esterno tra Emanuele, gli amici di Emanuele e tre buttafuori del locale, le cui responsabilità nella vicenda devono essere ancora accertate dagli investigatori. Questa la versione di Kitty, la fidanzata di Emanuele, riportata sul Corriere della Sera: "I buttafuori lo hanno picchiato fuori dalla discoteca. Quelli non dovevano proprio lavorare, hanno precedenti penali. È brutta gente. Loro e gli altri".
  • Un gruppo di persone, tra cui i due ragazzi fermati, aggredisce Emanuele. Il giovane, aiutato dagli amici, riesce a divincolarsi dal gruppetto e tenta di scappare verso la parte alta della piazza. Viene raggiunto e picchiato da circa dieci persone. Alcuni sostengono anche con un manganello, mentre altri parlano di una chiave tubolare, di quelle usate per cambiare le ruote.
  • Gli amici intervengono di nuovo ed Emanuele riesce a scappare, ma decide di tornare verso il locale per cercare la fidanzata. Viene raggiunto di nuovo dal gruppetto. Lo colpiscono violentemente al volto e l'ultimo colpo gli fa battere la testa contro la portiera di un'automobile parcheggiata in piazza. Crolla a terra. Alcuni amici lo soccorrono, il gruppetto continua ad infierire sul ragazzo esanime, poi arrivano i carabinieri e l'ambulanza. Sono circa le 2 di notte, l'orario in cui i carabinieri vengono allertati. Emanuele è morto a Roma nella notte al Policlinico Umberto I.

Gli indagati e il movente

  • Per la morte di Emanuele Morganti sono indagate sette persone, mentre due ragazzi, Mario C., 27 anni, e Paolo P., 20 anni, sono stati fermati. Nei loro confronti sussistono "gravi indizi di colpevolezza", tanto da fare affermare ai pm che "non può esservi dubbio sul fatto che gli imputati siano i responsabili dei fatti contestati". Emanuele, riferiscono gli inquirenti, è stato colpito "con numerosi e reiterati pugni al corpo e da ultimo con un pugno sferrato nella parte posteriore della testa". Quest'ultimo colpo ha provocato una ferita gravissima, che si è rivelata in seguito mortale. Pietro, lo zio di Emanuele, ha raccontato: "Lo hanno picchiato selvaggiamente e una volta a terra, hanno sputato sul suo corpo. Qualcuno ha anche urlato ‘questo è quello che ti meriti'.Ma perché tanta ferocia? Emanuele non era una testa calda, era un ragazzo dolce, buono con tutti. Chiunque qui a Tecchiena può confermarlo".
  • Sul movente non c'è certezza, ma secondo gli inquirenti è "verosimile ricondurre lo stesso a una sorta di intento di affermazione del proprio dominio sul territorio, probabilmente "aiutata" da una situazione psichica non lucida".
  • Bulli, sbruffoni, attaccabrighe, ‘svelti di mano' che in compagnia ed in preda all'alcol si fanno trasportare dagli amici. Così, secondo l'agenzia Ansa, gli abitanti di Alatri definiscono Mario e Paolo, i due fratellastri fermati. I due giovani vivono con i rispettivi padri. Il padre di Mario Castagnacci viene da una famiglia di "mercatari", gli ambulanti dei mercati, dove vendeva scarpe ed è noto in paese per il suo carattere "fumantino". Il padre di Paolo Palmisani invece fa il muratore ed ha una piccola impresa edile. "Bulli si' ma delinquenti fino a questo punto non lo credevano come ci ha stupito che i tanti presenti non se la siano sentita di fermarli. Hanno avuto paura, ma erano talmente tanti che avrebbero potuti fermarli", raccontano in paese.
  • Secondo il fratello, Emanuele "non aveva conti in sospeso con il mondo e non conosceva le persone che stavano al Miro, venerdì sera. Non c'è altra spiegazione, la cattiveria umana".
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