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Omicidio di Emanuele Morganti, c’è un quarto arrestato: è Franco Castagnacci

Franco Castagnacci è il padre di uno dei tre arrestati e fino ad ora indagato a piede libero. Secondo gli inquirenti emergono “gravi indizi di colpevolezza circa il suo attivo coinvolgimento nel violento delitto, concretizzatosi nella partecipazione all’aggressione di Emanuele subito dopo che era stato portato fuori dal locale”.
A cura di Enrico Tata
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C'è un altro arrestato per l'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne di Alatri massacrato di botte nella notte tra il 25 e il 26 marzo scorsi. Si tratta di Franco Castagnacci, padre di uno dei tre arrestati e fino ad ora indagato a piede libero. Le manette sono scattate su decisione del gip del tribunale di Frosinone, Ida Logoluso, che ha accolto la richiesta della procura.

L'omicidio di Emauele Morganti

Emanuele Morganti fu picchiato selvaggiamente fuori dal Mirò Music Club di Alatri, dov'era andato insieme alla fidanzata e ad altri amici. I buttafuori lo hanno trascinato fuori dal locale e là, nella piazza del paese ciociaro, è stato circondato e assalito da un gruppetto di persone.  Per l’omicidio del ragazzo sono già in carcere un buttafuori, il figlio di Franco Castagnacci, Mario, e il fratello Paolo Palmisani, entrambi ragazzi di Alatri. Restano indagati a piede libero gli altri quattro addetti alla sicurezza del Mirò. Secondo gli inquirenti riguardo a Franco Castagnacci emergono “gravi indizi di colpevolezza circa il suo attivo coinvolgimento nel violento delitto, concretizzatosi nella partecipazione all’aggressione di Emanuele subito dopo che era stato portato fuori dal locale, nell’averlo inseguito sino alla parte alta della piazza, dove il giovane aveva tentato di fuggire, braccandolo e continuando a colpirlo, nell’aver, immediatamente dopo, impedito ad un giovane, trattenendolo con forza,  di accorrere in soccorso di Emanuele che, nel frattempo, dopo essersi liberato da lui, veniva affrontato ed aggredito dai tre indagati già sottoposti al regime detentivo che ne causavano, infine, la morte”.  Il carcere si è reso necessario, continuano i pm, “alla luce della condotta collaborativa tra l’arrestato e gli ulteriori tre indagati per l’intera fase dell’aggressione, per la rilevantissima pericolosità desumibile dal comportamento particolarmente crudele e dall’accanimento della condotta realizzata in danno della giovane vittima nonché per prevenire il concreto rischio di inquinamento di prove consistenti nel pericolo che il prevenuto possa continuare a subornare o minacciare i testi, come emerso durante le indagini, per favorire la propria posizione e quella del figlio”. In altre parole Castagnacci non avrebbe causato direttamente la morte di Morganti, ma avrebbe favorito, con il suo comportamento, l'aggressione violenta al ragazzo. Inoltre l'uomo avrebbe messo in atto comportamenti per inquinare le prove a suo carico e a carico del figlio anche con minacce a testimoni.

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