Oggi inizia il Ramadan: la Moschea di Roma vieta le preghiere collettive
Inizia oggi, venerdì 24 aprile, il Ramadan. Un mese sacro che i musulmani di tuttto il Mondo dedicano al digiuno e alla penitenza, ma che quest'anno non prevede preghiere comunitarie a causa della pandemia. Ad annunciarlo il Centro islamico culturale d’Italia, unico ente islamico riconosciuto dalla Repubblica Italiana noto come la Grande Moschea di Roma. Il Centro "ricorda a tutti i fedeli che, nella situazione attuale, non essendo possibile vivere la gioia della preghiera congregazionale e della rottura comunitaria del digiuno, i fedeli sono chiamati a una ulteriore prova e a un ulteriore sforzo nel professare la loro fede e vivere il loro digiuno" si legge in una nota diramata ieri sera.
Vietate le preghiere collettive
Così come per i cristiani durante la celebrazione della Pasqua, anche per i musulmani nel mese del Ramadan non sono sono previsti momenti di preghiera insieme, un sacrificio necessario per evitare la diffusione del contagio da coronavirus e per farlo serve la collaborazione di tutti. Il Centro Islamico raccomanda a tutti i musulmani "di continuare a rispettare, anche nel mese del digiuno, le disposizioni di legge in materia di contenimento del Covid-19, evitando assembramenti, sia nei momenti di preghiera che nei momenti di rottura del digiuno".
Cosa fanno i musulmani durante il Ramadan
Il Ramadan è il mese in cui il profeta Maometto ricevette la rivelazione dall'angelo Gabriele. Durante questo periodo, i musulmani praticano il digiuno da cibo e bevande, dall'alba al tramonto. Inoltre è prevista l'astensione anche dal fumo e dall'attività sessuale. Con questi strumenti, i fedeli rafforzano l'autodisciplina, il controllo degli istinti, dei cattivi pensieri e l'amore per Dio, attraverso quello che si configura come un rito privato e collettivo allo stesso tempo. Il digiuno e l'astinenza sono inoltre un sacrificio per ricordare quali sono le condizioni di privazione in cui vivono i poveri ed i miserabili, avvicinando in questo modo ancor più l'uomo al divino.