Oggi a Roma il grido muto delle donne per ‘Mimo’: attivista violentata, torturata e impiccata
Il nuovo movimento femminista torna in piazza oggi a Roma e in altre tantissime piazze dal Sud America all'Europa. Lo slogan ancora una volta sarà "non una di meno", il grido di rivolta che si è alzato contro i femminicidi e la violenza maschile, che ha mobilitato milioni di donne in tutto il mondo. L'appuntamento è alle 14.30 in piazza della Repubblica, dove sono attese almeno 100.000 persone.
Da ieri sui social stanno venendo diffuse alcune informazioni importanti per chi parteciperà alla manifestazione. In particolare alle 16.30 le organizzatrici invitano a prendere parte al "grido muto", sedendosi in terra e rimanendo in silenzio per cinque minuti: "Per riprenderci lo spazio e la parola, per visibilizzare la nostra indignazione e la nostra forza, nel corso del corteo nazionale di Non Una Di Meno lanciamo un grido muto da praticare tutte e tuttu insieme: domani 23 novembre alle ore 16,30 ci fermeremo in ogni punto del corteo, ci sederemo a terra e staremo in silenzio assoluto per 5 minuti al termine dei quali esploderemo in un grande grido collettivo di gioia, di rabbia, di lotta. Riprendiamo il grido muto dalle piazze spagnole e lo dedichiamo a Daniela Carrasco "Mimo", ritrovata torturata e uccisa per aver partecipato alle proteste di piazza in Cile".
La storia Daniela "Mimo" Carrasco sta diventando un simbolo della violenza rivolta in particolare contro le attiviste e le donne che decidono di impegnarsi per i propri diritti. E se il rapporto ufficiale parla di suicidio, a questo non credono le associazioni per i diritti umani che hanno denunciato la sua scomparsa a seguito di un fermo di polizia durante le proteste. Impiccata alla periferia di Santiago come un trofeo, Mimo secondo le attiviste cilene di Ni Una Menos sarebbe una vendetta delle forze di polizia e un monito contro tutte le donne che si sono mobilitate.
"Solo il 48% delle donne lavora, la disparità salariale è pari al 23%, più di 1.400.000 donne ha subito molestie sul lavoro.- si legge ancora nella nota diffusa nel pomeriggio di ieri dove sono riassunte le ragioni del movimento – Un omicidio su due avviene in famiglia e le vittime sono donne nel 67% dei casi, i percorsi di fuoriuscita dalla violenza non prevedono alcuna forma di sussidio, i finanziamenti pubblici per i centri antiviolenza equivalgono a 0,76 centesimi per ogni donna che vi si è rivolge.La nostra sicurezza non la fanno i divieti o la militarizzazione: la nostra sicurezza è l'autonomia economica e la libertà di decidere sulle nostre vite".