Neonato morto per latte in flebo, svolta al processo: non in turno infermiera accusata di omicidio
Potrebbe essere scagionata Roberta Stanig, l'infermiera dell'ospedale San Giovanni Addolorata accusata di omicidio colposo per la morte di un neonato avvenuta il 27 giugno 2012. Il piccolo, nato prematuro, è morto a causa di un tragico errore medico: invece di essere alimentato tramite soluzione fisiologica, gli è stata data una flebo di latte. Il sondino dell'alimentazione è stato scambiato e per il neonato non c'è stato nulla da fare. Quando i medici si sono accorti che stava diventando di colore bluastro – intorno alle 19.45 della sera – hanno provato a salvarlo e non ci sono riusciti. E così, Marcus De Vega è morto, gettando i neogenitori nella disperazione. Ma cos'è successo, perché l'infermiera accusata di aver scambiato il sondino potrebbe essere scagionata dall'accusa di omicidio colposo?
Neonato morto per latte in flebo, spostata l'ora dello scambio del sondino
Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, la perizia disposta dal Tribunale sposta l'ora dell'errore medico in una fascia in cui Stanig non era in turno. Secondo i periti, infatti, lo scambio si sarebbe svolto poco dopo le 17, mentre Marcus sarebbe stato sotto la sorveglianza dell'infermiera dalle 13 alle 15. Impossibile quindi che sia stata lei a sbagliare procedura e ad alimentare il bimbo con il latte invece della soluzione fisiologica. Inoltre, secondo la ricostruzione, il latte in vena crea complicazioni dopo 40 minuti, quando la pelle inizia a diventare blu. I segnali si sono mostrati su Marcus alle 18, mentre la sospensione dell'alimentazione è avvenuta alle 19.45. Lo scambio del sondino sarebbe avvenuto quindi verso le 17. Si tratta di una perizia che potrebbe ribaltare completamente il processo, ma che adesso apre nuovi interrogativi su chi effettivamente possa aver causato la morte del neonato. Nel processo sono stati condannati per favoreggiamento e frode processuale tre medici, Sabrina Palamides, Andrea Ciani e Teresa Dell'Omo. Secondo la sentenza avrebbero aiutato l'infermiera.