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Muore investito a 16 anni a Ladispoli: gli organi di Daniele donati a 60 pazienti

Daniele Nica, 16 anni, è morto a Ladispoli travolto da un’auto la notte di venerdì scorso. I genitori hanno deciso di donare i suoi organi e tessuti: sono stati espiantati e aiuteranno circa 60 pazienti oncologici. I medici: “Grazie al piccolo eroe Daniele”.
A cura di Francesco Loiacono
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È morto a soli 16 anni, travolto da un'auto mentre si trovava sull'Aurelia all'altezza di Ladispoli, vicino Roma. Eppure adesso Daniele Nica continuerà a "vivere" in almeno 60 pazienti oncologici, che riceveranno i suoi organi. È una storia di amore, morte e vita quella del giovane Daniele. Il ragazzo frequentava l'istituto alberghiero, era appassionato di calcio e tesserato per il Ladispoli. Ma nella sua vita non mancava mai lo spazio per la generosità: i genitori del sedicenne, morto nella notte di venerdì scorso, hanno ricordato che il loro figlio si travestiva da supereroe per far sorridere i bimbi. Nella straziante tragedia che li ha colpiti hanno così preso una decisione: una donazione muscolo-scheletrica degli organi e dei tessuti del loro Daniele.

I medici: "Grazie al piccolo eroe Daniele"

Una nota degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma spiega cosa significa: "I suoi muscoli, tendini, cartilagini e frammenti ossei potranno essere utili al miglioramento della qualità di vita di almeno 60 pazienti oncologici". Sabato mattina, all'indomani della tragedia costata la vita al sedicenne, l'équipe della Banca del tessuto muscolo scheletrico (Btms) degli Ifo ha effettuato i prelievi. I materiali depositati nella Banca saranno adesso a disposizione di chi ha subito danni o demolizioni di tipo muscolo scheletrico, per ricostruzioni che garantiranno loro una migliore qualità di vita. Il caso di Daniele è particolare: la Banca del tessuto muscolo scheletrico dal 2011 ha effettuato infatti circa 80 espianti da cadaveri e mille da donatori viventi, ma sempre da maggiorenni. Daniele è stato il primo espianto da minorenne effettuato dal team. Anche questo, forse, un segno della particolarità del ragazzo, che i medici e l'équipe degli Ifo paragonano a un "piccolo eroe".

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