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Muore di stenti in un ospizio: titolare e dipendenti condannati per omicidio volontario

Condannati dalla Corte d’Assise di Latina a 14 anni il titolare e tre collaboratori di una casa di cura di Aprilia per l’omicidio volontario di Elisabetta Pina, lasciata morire di stenti e di abbandono a 85 anni. Si tratta della prima volta che per un caso simile viene utilizzato il reato di omicidio.
A cura di Va.Re.
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Il tribunale di Latina
Il tribunale di Latina

Era il 18 luglio del 2010 quando Elisabetta Pinna, 85 anni ospite in una casa di riposo di Aprilia, muore nell'ospedale di Gallarate a Varese, dopo essere stata ricoverata ad Anzio. Ora per la morte dell'anziana signora sono stati condannati a quattordici anni per omicidio volontario il titolare di Villa Sant'Andrea e tre dipendenti. La mancanza di cure e di assistenza alla donna, che ne avrebbero secondo quanto deciso dai giudici della corte d'assise di Latina provocato la morte, non sarebbero dunque ascrivibili a semplici maltrattamenti ma a una condotta che configura il reato di omicidio.

Accolto così l'impianto accusatorio della pm Maria Cristina Pigozzo, che ha ricostruito gli ultimi giorni di vita della donna malata di Alzheimer e affetta da cardiomiopatia: abbandonata, denutrita e disidrata, lasciata immobile sul letto fino a che le piaghe di "alcune piaghe da decubito, nella zona sacrale, degenerassero fino a interessare un’area di 20-25 centimetri di diametro con esposizione del tessuto osseo". Condizioni di abbandono che ne hanno infine provocato la morte, tenute puntualmente nascoste alla nipote della donna. Gli imputati secondo la ricostruzione avrebbero anche impedito la visita di un medico chiamato proprio dalla nipote per controllare l'anziana nonna.

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