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Muore di parto in ospedale a 33 anni: rinvio a giudizio per nove medici del Sant’Eugenio

Nove medici del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Sant’Eugenio sono stati rinviati a giudizio dal gip di Roma con l’accusa di omicidio colposo.
A cura di En.Ta.
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Maria Luisa è morta in ospedale a 33 anni e all'ottavo mese di gravidanza. Per colpa di una diagnosi sbagliata, sostiene la Procura. Il 2 dicembre 2013 la donna entra al pronto soccorso per curare un'eruzione cutanea, dolorosa e sanguinante. Un'improvviso collasso del fegato costringe i medici a tentare un parto cesareo d'urgenza: muoiono sia la madre che il bimbo. Nove medici del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Sant'Eugenio sono stati rinviati a giudizio dal gip di Roma con l'accusa di omicidio colposo. La prima udienza del dibattimento è fissata a ottobre.

La cartella clinica, acquisita dai magistrati, dimostra che alla paziente non fu prescritta alcuna terapia nonostante alcuni valori delle analisi epatiche fossero alterate. L'eruzione cutanea, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era un segnale del fegato di Maria Luisa che stava cedendo. I medici decidono di tentare il parto la sera del 7 dicembre, cinque giorni dopo l'ingresso della donna in ospedale. Ormai è tardi e il piccolo muore ancora prima di nascere. Sua madre perde la vita qualche ora più tardi: coagulazione intravascolare disseminata, la causa della morte secondo quanto accertato con l'autopsia. Una conseguenza del collasso epatico. La diagnosi iniziale, sbagliata secondo la procura, era di "Eruzione cutanea diffusa con le- sioni da grattamento sul tronco. E aumento degli acidi biliari".

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