Morte di Elena Aubry, l’infermiera testimone: “Non sapevo che mi stavate cercando”
"Non sapevo che mi stavate cercando". Sono le parole riportate dal Il Corriere della Sera dell'infermiera che per prima ha soccorso Elena Aubry, morta a seguito di una caduta dalla sua moto Honda Hornet 600 in via Ostiense a Roma il 6 maggio del 2018. La polizia giudiziaria l'ha cercata per mesi e l'ha trovata, dopo gli svariati appelli della mamma della 26enne, Graziella Viviano di uscire allo scoperto. Il pubblico ministero Laura Condemi che sulla vicenda indaga per omicidio colposo, infatti, ha espresso l'intenzione di ascoltarla, essendo l'ultimo tassello mancante dell'inchiesta sulla morte della giovane, che ha posto sotto accusa le buche stradali della Capitale. Secondo le informazioni apprese la 30enne, profondamente scossa dal tragico episodio al quale ha assistito, si sarebbe rifiutata di guardare telegiornali e di leggere giornali, perché sentire il nome di Elena le faceva troppo male. La polizia giudiziaria ha svolto indagini a tappeto ed è riuscita a risalire a lei passando al vaglio i tabulati telefonici e telefonando alle centinaia di persone presenti sul luogo dell'incidente al momento dell'accaduto.
L'appello della mamma di Elena Aubry
Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, qualche mese fa aveva lanciato un appello, diffuso attraverso i social, nel qualche chiedeva all'infermiera che ha soccorso sua figlia di farsi avanti, perché il pm la stava cercando. Nella sua richiesta d'aiuto ha coinvolto tutti gli utenti, scrivendo: "Aiutatemi a cercare l'infermiera che soccorse per prima mia figlia". Mamma Graziella ha spiegato come non si tratti di un testimone chiave ma dell'ultima voce da ascoltare prima di chiudere l'inchiesta sulla morte di sua figlia. È stata proprio quella donna infatti, a soccorrere Elena per prima, mentre era riversa a terra, caduta dalla moto. Ciò che resta da capire agli inquirenti è perché la donna se ne sia andata prima dell'arrivo dei soccorsi.