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Morde il figlio di 9 anni sul viso, mamma violenta a processo: “Ti vesti come dico io”

Urla, minacce e anche violenze. La mamma 50enne di un bimbo di Ciampino è stata rinviata a giudizio per i suoi comportamenti oppressivi. Ora dovrà rispondere delle accuse di maltrattamenti e lesioni: secondo l’accusa sarebbe arrivata a morderlo sul viso per futili motivi. A denunciare la donna il marito.
A cura di Redazione Roma
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Immagine di repertorio
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Non era solo una madre severa, secondo l'accusa era opprimente fino a essere violenta. Tanto che a denunciarla è stato lo stesso marito, che non ha più creduto alle giustificazioni della moglie quando è tornato a casa e ha visto il figlio con un segno di morso sul viso. Ora la donna dovrà affrontare un processo per rispondere alle accuse di maltrattamenti e lesioni nei confronti del figlio di 9 anni, con l'aggravante dei futili motivi. La vicenda è raccontata sull'edizione romana del quotidiano il Messaggero. Secondo quanto emerso nel corso di fronte al giudice monocratico la donna di 50 anni, residente a Ciampino ma originaria della provincia di Napoli, impediva al figlio di passare il tempo con gli amici il pomeriggio, lo monitorava in ogni sua attività, imponendogli qualsivoglia sua scelta, arrivando addirittura a morderlo sul viso per costringerlo a cambiarsi d'abito. In un'altra occasione lo avrebbe preso per il collo strangolandolo.

Secondo le parole del pm Andrea Beccia la donna avrebbe inflitto al bambino "vessazioni di natura fisica e psicologica il figlio minore d'età senza un giustificato motivo". Bastava che il bambino non eseguisse alla lettera le sue istruzioni, o prendesse un'iniziativa che non le andasse a genio per scatenare la furia materna con urla, minacce e scenate che andavano avanti a lungo. In diversi episodi lo avrebbe stretto a sé con forza impedendogli di lasciarla. L'uomo, secondo quanto riportato dal quotidiano romano, aveva tentato di convincere la moglie a rivolgersi a uno specialista per mettere fine ai suoi comportamenti e a quello che è stato descritto come un maniacale bisogno di controllo sul figlio. Un amore che facilmente sfociava in comportamenti che per l'accusa sarebbero stati nocivi per il bambino anche quando non si arrivava alla violenza fisica.

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