Maxi processo ai Casamonica: 14 condanne in abbreviato, riconosciuta l’agevolazione mafiosa
Sono state riconosciute le aggravanti del metodo mafioso e dell'agevolazione dell'associazione mafiosa per i membri del clan Casamonica che oggi sono stati giudicati dal gup di Roma al termine del rito abbreviato. Quattordici condanne in tutto e due assoluzioni. In particolare Rocco Casamonica è stato condannato a nove anni e quattro mesi, la pena più alta inflitta dal giudice Angela Gerardi, e Domenico Strangio è stato condannato a otto anni. Quest'ultimo, calabrese, secondo i pm era il fornitore di droga del clan. Tre sono stati i patteggiamenti a due anni. La Procura aveva chiesto condanne dai tre ai tredici anni e mezzo.
Il processo a 44 membri del clan Casamonica
Le altre 44 persone coinvolte nell'indagine Gramigna, che ha portato al maxi processo contro i Casamonica, verranno giudicate con rito ordinario dalla decima sezione collegiale del tribunale di Roma. Gli imputati rispondono, a vario titolo, delle accuse di associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, usura e detenzione illegale di armi.
Una delle testimonianze più inquietanti rese in aula finora è stata quella di Massimiliano Fazzari, collaboratore di giustizia in passato legato alla ‘ndrangheta. "Il primo Casamonica che ho conosciuto è stato Massimiliano, che era sposato con una cara amica della mia ex compagna. In quel periodo mi servivano soldi perché una persona a me legata era scappata con della droga. Ho vissuto per un periodo nella casa di Massimiliano in vicolo di Porta Furba dove c'erano gli altri componenti della famiglia". Mentre Casamonica era in carcere, qualcuno mise in giro la voce di un tradimento da parte della moglie. Liliana Casamonica andò da Fazzari e, secondo lui, lo minacciò: "Mi chiese se sapevo qualcosa arrivando a minacciarmi di squagliarmi nell'acido se non avessi raccontato ciò che era a mia conoscenza sulla donna. Allora ho costretto la mia ex compagna a registrare un incontro con Debora perché avevamo paura di quello che ci potevano fare. La registrazione dell'incontro la consegnai a Liliana che aggredì Debora e la sequestrò portandola in un appartamento".