Massimo morto a 66 anni di coronavirus, il figlio: “In ospedale hanno perso le cose di papà”
"Chiedo giustizia e rispetto per la mia famiglia, qualcuno deve pagare". Sono le parole di Daniele Scacco, figlio di una vittima di Covid-19, che attraverso Fanpage.it ha denunciato lo smarrimento degli effetti personali del padre comunicato dall'ospedale dopo due tentativi e una lunga attesa del ragazzo per riaverli. Massimo Scacco è morto a sessantasei anni, dopo aver contratto il coronavirus e aver lottato per giorni al Policlinico Umberto I. Il giorno dopo il decesso il figlio Daniele si è recato nel nosocomio della Capitale per riprendere le cose del genitore defunto, documenti, chiavi della macchina del figlio, lo smartphone e altre cose che teneva addosso, ma non ce n'era traccia e pare come se siano sparite nel nulla. "Non è possibile che una persona entra in un ospedale e accada una cosa del genere – ha detto Daniele – anche se fosse stato solo un bottone di plastica, è mio di diritto, della mia famiglia ed è giusto che io lo debba riavere".
Oggetti smarriti e nessun tampone ai familiari
Massimo ha manifestato i primi sintomi della malattia a marzo scorso, il 20 la febbre è salita a 39,5 °C e il 21 è stato ricoverato al Policlinico Umberto I. Il 17 aprile le sue condizioni di salute si sono aggravate, poi, il giorno successivo, è purtroppo sopraggiunto il decesso. "Una settimana dopo che mio padre è stato ricoverato nonna ha vuto la febbre alta per tre giorni e mia mamma la tosse, ma nessuno si è preoccupato di far loro il tampone – spiega Daniele – qualcuno deve pagare per lo smarrimeto delle cose di mio padre, se c'è stata una piccola negliegenza e da parte della Asl mi devono spiegare perché non è stato fatto il tampone a mamma e nonna".
Di Alessia Rabbai e Simona Berterame