Mafia Capitale, la difesa di Carminati e Buzzi: “Non è mafia, ma il malcostume di questo paese”
Non è mafia, ma "il malcostume di questo Paese". Quello basato sull'inchiesta ‘Mondo di Mezzo' non è un processo per omicidi, ma per procedure amministrative, fatte male e che si sono prestate ad abusi. Questa, in sintesi, è stata la difesa dei legali di Salvatore Buzzi, l'ex ras delle cooperative, uno dei due imputati simbolo del procedimento su Mafia Capitale, arrivato in Cassazione e che sabato si concluderà definitivamente. Il secondo è Massimo Carminati e i suoi avvocati, invece, hanno puntato soprattutto sul fatto che la fama criminale del ‘Cecato' riguarda lui stesso e non un'organizzazione. "E una mafia di un singolo non esiste", hanno tentato di dimostrare i legali.
Per Alessandro Diddi, difensore di Buzzi, le procedure al centro dell'inchiesta sono "un fenomeno talmente comune che pervade tutti. Se non è Mafia da altre parti non lo è nemmeno in questo caso". Per il legale di Carminati, Francesco Tagliaferri, la sentenza di appello, che ha condannato Buzzi e l'ex Nar, tra gli altri, per associazione mafiosa, "è piena di contraddizioni e di carenze motivazionali. I giudici hanno semplicemente cercato di demolire scientificamente la sentenza di primo grado (che invece aveva negato che Mafia Capitale fosse realmente mafia ndr.)". Secondo Tagliaferri la forza di intimidazione, che determina l'esistenza di una associazione di tipo mafioso, "deve derivare dal vincolo associativo, che in questo caso non esiste". "La fama criminale si riferisce sempre a Massimo Carminati mai a nessun altro quindi a una persona fisica, ma nell'associazione mafiosa la forza di intimidazione non risale al singolo bensì al vincolo associativo e invece questo non accade", ha spiegato.
Il procuratore generale: "Confermare le condanne a Buzzi e Carminati"
Ieri, invece, il procuratore generale della Corte di Cassazione ha chiesto la conferma delle condanne per mafia inflitte in appello a 16 imputati tra cui Buzzi (18 anni e 4 mesi) e Massimo Carminati (14 anni e 6 mesi). Secondo il pg quella di Mafia Capitale era a tutti gli effetti, come riconosciuto dai giudici di secondo grado, un'associazione mafiosa, "con caratteristiche che rientrano perfettamente nel paradigma normativo previsto dal 416 bis del codice penale".