Lavoratori dello spettacolo in piazza a Roma: “La riapertura? una truffa”
A Roma oltre 500 persone stanno manifestando in piazza San Giovanni, sotto la pioggia, per chiedere nuove regole per la ripresa degli spettacoli dal vivo. Lavoratrici e lavoratori chiedono al governo un nuovo contratto nazionale con nuove norme previdenziali, il blocco dei licenziamenti, la conferma dei contratti stagionali per due anni e un reddito di emergenza per chi è rimasto senza lavoro. Per loro i protocolli richiesti per la ripartenza "sono inadeguati alle mansioni della maggior parte di noi" e questo porterà a tantissime chiusure. "Le luci si accenderanno in pochi grandi teatri, su qualche set e torneranno anche quest’anno a illuminare le notti dell’estate romana, fatta di poche riaperture spettacolarizzate mediaticamente. I riflettori si spegneranno invece sui problemi reali di migliaia di lavoratori e lavoratrici che continueranno a restare a casa vedendosi revocare, nei prossimi mesi, anche quei pochi ammortizzatori sociali, già di per sé insufficienti, messi in campo dal governo", si legge in un comunicato stampa diffuso dai lavoratori Autorganizzati Spettacolo Roma.
Lavoratori dello spettacolo in piazza: "Tanti di noi rischiano di perdere il lavoro"
Secondo loro le nuove regole sono state discusse e decise senza un'interlocuzione con i lavoratori del settore e "senza tenere conto delle specificità delle diverse mansioni che si intersecano durante la produzione di uno spettacolo, sul palco o dietro di esso". Nello specifico, per esempio, "i concerti dal vivo subiranno uno stop che sarà ancora lunghissimo. Per alcune figure professionali, la biglietteria ad esempio, si prospetta la progressiva sostituzione con le macchine, mentre per altre come il personale di sala un aumento di carichi di lavoro e responsabilità. Lo spettacolo stesso sembra infine finire in secondo piano, stretto tra regole che ne limitano enormemente le possibilità espressive, o che ne impediscono di fatto la messa in scena". A fare le spese della riduzione della capienza dei teatri e dell'aumento dei costi per la sicurezza saranno le piccole compagnie teatrali e le piccole sale. "E’ il momento di riconoscerci come lavoratori, come un soggetto sociale unito dalla necessità di soddisfare gli stessi bisogni attraverso la rivendicazione degli strumenti necessari alla nostra sussistenza (reddito di emergenza e nuovo contratto) e di sviluppare una rete di solidarietà attiva con cui tutelarci, evitando una guerra tra poveri che andrà soltanto a vantaggio delle grandi produzioni", si legge ancora all'interno del comunicato.