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Lavoratore aeroportuale a Fiumicino: “Stipati nella stiva a respirare la stessa aria”

“Siamo i primi a essere esposti al contagio”. A parlare a Fanpage.it è un lavoratore aeroportuale di Fiumicino, che ogni giorno percorre 25 chilometri per caricare e scaricare i bagagli dei passeggeri in transito. “Prima di entrare in aeroporto dobbiamo fare la fila al metal detector, e già lì mantenere le distanze non è semplice. Ma è in stiva, quando carichiamo e scarichiamo i bagagli, che è praticamente impossibile”.
A cura di Natascia Grbic
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"È difficile, se non impossibile, mantenere le distanze di sicurezza mentre lavoriamo. L'azienda non ci ha dato né guanti né dispositivi di protezione, chi li ha se li è portati da casa. Siamo tra i più esposti al contagio, l'unica soluzione per la nostra incolumità sarebbe quella di chiudere tutto". A parlare a Fanpage.it è un lavoratore dell'aeroporto Leonardo Da Vinci a Fiumicino. Tutti i giorni prende un treno e percorre 25 chilometri per andare al lavoro, entrando inevitabilmente a contatto con altri pendolari come lui. E, quando arriva al lavoro, la situazione non è migliore. "Prima di entrare in aeroporto dobbiamo fare la fila al metal detector, e già lì mantenere le distanze non è semplice. Ma è in stiva, quando carichiamo e scarichiamo i bagagli, che è praticamente impossibile: stiamo tutti attaccati e respiriamo la stessa aria".

Aeroporto di Fiumicino, un lavoratore: "Bagni senza sapone"

Secondo quanto riportato dal lavoratore, alcuni colleghi sarebbero in malattia. "Non sappiamo se per il coronavirus o se per normale influenza. Nessuno ci dice nulla, manca totalmente la comunicazione – spiega – Non abbiamo dispositivi di protezione, a me personalmente non hanno mai dato nemmeno i guanti. Gel igienizzanti nei bagni? È difficile trovare persino il sapone. Tutto è lasciato al caso". Per i lavoratori la soluzione è chiudere tutto, essere tutelati. O quantomeno di ricevere i dispositivi di sicurezza necessari a tutelare la propria incolumità. "I voli sono stati diminuiti, ma noi entriamo comunque in contatto con i passeggeri che sbarcano dagli aerei e con i loro bagagli. E siamo i primi a essere esposti al contagio".

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