Lavoratore aeroportuale a Fiumicino: “Stipati nella stiva a respirare la stessa aria”
"È difficile, se non impossibile, mantenere le distanze di sicurezza mentre lavoriamo. L'azienda non ci ha dato né guanti né dispositivi di protezione, chi li ha se li è portati da casa. Siamo tra i più esposti al contagio, l'unica soluzione per la nostra incolumità sarebbe quella di chiudere tutto". A parlare a Fanpage.it è un lavoratore dell'aeroporto Leonardo Da Vinci a Fiumicino. Tutti i giorni prende un treno e percorre 25 chilometri per andare al lavoro, entrando inevitabilmente a contatto con altri pendolari come lui. E, quando arriva al lavoro, la situazione non è migliore. "Prima di entrare in aeroporto dobbiamo fare la fila al metal detector, e già lì mantenere le distanze non è semplice. Ma è in stiva, quando carichiamo e scarichiamo i bagagli, che è praticamente impossibile: stiamo tutti attaccati e respiriamo la stessa aria".
Aeroporto di Fiumicino, un lavoratore: "Bagni senza sapone"
Secondo quanto riportato dal lavoratore, alcuni colleghi sarebbero in malattia. "Non sappiamo se per il coronavirus o se per normale influenza. Nessuno ci dice nulla, manca totalmente la comunicazione – spiega – Non abbiamo dispositivi di protezione, a me personalmente non hanno mai dato nemmeno i guanti. Gel igienizzanti nei bagni? È difficile trovare persino il sapone. Tutto è lasciato al caso". Per i lavoratori la soluzione è chiudere tutto, essere tutelati. O quantomeno di ricevere i dispositivi di sicurezza necessari a tutelare la propria incolumità. "I voli sono stati diminuiti, ma noi entriamo comunque in contatto con i passeggeri che sbarcano dagli aerei e con i loro bagagli. E siamo i primi a essere esposti al contagio".