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Latina, il giudice arrestato intercettato al telefono: “Devo riciclà sti soldi”

Antonio Lollo, giudice fallimentare del tribunale di Latina arrestato venerdì con altre 7 persone perché ritenuto il capo di un presunto sistema di fallimenti pilotati e mazzette, in alcune intercettazioni era preoccupato di come investire i soldi: “Dove c… li metto sti soldi? Se avessi potuto mi ero già comprato una casa”.
A cura di Francesco Loiacono
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Gli affari della presunta banda che al tribunale di Latina organizzava fallimenti pilotati per intascare percentuali delle somme liquidate andavano a gonfie vele. Almeno stando agli stralci delle conversazioni del giudice Antonio Lollo, finito agli arresti venerdì scorso insieme ad altre 7 persone e considerato dagli inquirenti il capo di questo sistema corruttivo. Sul Corriere sono apparse parti di alcuni telefonate nelle quali emergerebbe un profilo di Lollo ben diverso da quello mostrato in pubblico: "A me me frega solo dei soldi… Non mi sento affatto sporco. E mia moglie è dalla parte mia!", dice a un certo punto Lollo. Per il quale, come per gli altri presunti membri del sodalizio, la quantità di denaro che erano riusciti a racomolare attraverso il loro sistema criminoso era diventato così ingente da costituire un problema: "Porca t…! Qua abbiamo mosso un milione di euro tra un c…. ed un altro" – rivela a un certo punto Lollo al telefono. "Dove c… li metto sti soldi? Se avessi potuto mi ero già comprato una casa, due. Non lo posso fare, a chi c… le intesto…in qualche maniera sti soldi li devo riciclà, come c… faccio sennò?", dice poi in un'altra telefonata intercettata.

Il denaro investito in rolex

Alla fine, il giudice Lollo aveva optato per orologi di lusso, come i Rolex. Mentre alla moglie – anche lei arrestata – aveva deciso di regalare costosi gioielli. Proprio gli stessi che, alla fine, gli sono costati l'arresto. La Squadra mobile di Latina ha infatti fotografato il giudice in una gioielleria a Roma, in via Cavour, e lo ha poi pedinato e arrestato mentre Lollo, dopo aver capito di essere stato scoperto, si stava preparando a portare i gioielli e i contanti all'estero.

Come funzionava il sistema messo in piedi al tribunale di Latina? Secondo gli inquirenti, Lollo e il commercialista Marco Viola, principale complice anch'egli arrestato, individuavano le procedure fallimentari più sostanziose e si prodigavano per portarle al tribunale pontino, proprio nella sezione fallimentare presieduta da anni dal giudice. Lì poi il giudice incaricava Viola o altri colleghi come curatori, liquidatori e periti, costringendoli ad accettare liquidazioni accelerate e aste pilotate in cambio di centinaia di migliaia di euro. Il 15 per cento delle somme che giravano, poi, finiva al giudice, che in una intercettazione spiega bene il suo ruolo: "I miei amici mangiano anche loro alla tavola… Sono il leader, spalle larghe e palle sotto, devono fare come dico io". Le indagini, partite tre mesi fa e condotte dalle procure della Repubblica di Perugia e Latina, adesso potrebbero proseguire a ritroso e coinvolgere anche altri giudici. Per le persone finora arrestate le accuse "vanno dalla corruzione, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione, all’induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d’asta, al falso ed alla rivelazione di segreto nonché all’accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico", ha spiegato la questura di Latina.

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