Laboratorio del San Camillo per test coronavirus sabotato. Le indagini: “Nessun segno di effrazione”
Sul sabotaggio avvenuto nella notte tra il 31 marzo e il 1 aprile all'ospedale San Camillo indaga ora la Procura di Roma. Gli inquirenti mirano a scoprire chi e perché abbia danneggiato alcune apparecchiature del laboratorio, che da ieri avrebbe dovuto svolgere le analisi sui tamponi per individuare la positività al Covid-19, rendendolo inservibile. I carabinieri ieri hanno eseguito un sopralluogo dopo la denuncia presentata dal direttore sanitario, cercando prove utili per risalire all'identità del sabotatore o dei sabotatori. Acquisite le immagini di alcune telecamere di video sorveglianza, da quanto si apprende non ci sarebbero segni di effrazione. Molta rabbia tra i lavoratori dell'ospedale, che aspettavano l'apertura del laboratorio per i test per avere un esito più veloce ai tamponi del personale sanitario più a rischio, in prima fila nell'emergenza sanitaria. Al momento infatti i tamponi devono essere inviati presso altre strutture ospedaliere rendendo tutto più lungo.
Chi e perché ha danneggiato il laboratorio? L'impressione è che chi ha colpito lo ha fatto sapendo dove mettere le mani, riuscendo a fermare l'apertura del laboratorio causando pochi ma sensibili danni in pochi minuti. Da oggi i tecnici sono a lavoro per sostituire la componentistica danneggiata per mettere in funzione nel più breve tempo possibile il laboratorio di analisi per il coronavirus. Il gesto, condannato in maniera unanime da tutte le istituzioni politiche e sanitarie, non è il solo fatto inquietante avvenuto attorno alle strutture sanitarie in questi giorni a Roma. Sempre ieri l'assessore regionale Alessio D'Amato ha denunciato un attacco hacker all'ospedale Spallanzani, punto di riferimento a livello locale e nazionale per la gestione della crisi, attacco che secondo le indagini avrebbe un fine di natura criminale e non di destabilizzazione.