La Cassazione: “La testata di Roberto Spada fu mafiosa. Assordante silenzio e clima di omertà”
La testata sferrata da Roberto Spada all'inviato della trasmissione ‘Nemo' Daniele Piervincenzi fu un'aggressione aggravata dal metodo mafioso. "L'assordante silenzio delle persone presenti, le repentine chiusure di porte e finestre, l'omertà delle persone che frequentavano la palestra dello Spada, le frasi minacciose usate verso le vittime", sono tutti elementi decisivi per raccontare l'ambiente mafioso in cui è stato compiuto il gesto e che ha portato alla condanna definitiva a sei anni di reclusione per Spada. Un'altra prova è legata alla presenza del "guardaspalle" di Spada, un fatto che esprime una ancora più forte "carica intimidatrice". I giudici della V sezione penale della Corte di Cassazione fanno riferimento anche alla minaccia rivolta da un ragazzo a Piervincenzi e al suo operatore, che erano appena stati aggrediti: "Questo è quello che vi succede Nuova Ostia, se venite qui a rompere le palle'".
Le motivazioni della condanna a Roberto Spada
Per questi motivi secondo gli ‘ermellini' "sussistono tutti i presupposti per l'affermazione della sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso, essendo stato accertato che Roberto Spada si avvalse della forza di intimidazione promanante dall'associazione malavitosa imperante sul territorio, nota come clan Spada, ben presente alla mente dei giornalisti e bene nota agli abitanti del luogo, tant'è che alla stessa si fece riferimento ripetutamente nel corso dell'intervista, come soggetto collettivo in grado di influenzare le decisioni politiche assunte nell'ambito del quartiere". Con sentenza del 13 novembre scorso i giudici della Corte di Cassazione hanno condannato a sei anni, con aggravante del metodo mafioso, Roberto Spada per aver aggredito Daniele Piervincenzi e l'operatore Edoardo Anselmi il 7 novembre 2017. Piervincenzi ebbe la ‘colpa' di rivolgere una domanda a Spada in merito a suoi presunti rapporti politici, in vista delle elezioni nel X Municipio, con CasaPound.