L’ex impiegato di banca sul pensionato suicida: “me lo sento sulla coscienza”
Luigino D'Angelo, pensionato di 68 anni residente a Civitavecchia, Roma, si è ucciso il 28 novembre per aver perso circa 100.000 euro per gli effetti del Decreto Salva-Banche sul fallimento della Banca dell'Etruria. Mentre le associazioni hanno chiesto alla Procura di Civitavecchia di aprire un’indagine che accerti che il decreto sia "compatibile con le norme penali e con la Costituzione", il pm Alessandra D'Amore ha proceduto contro ignoti per istigazione al suicidio. Uno dei punti fondamentali del procedimento verterà su quanto i clienti della banca fossero realmente informati sul rischio delle obbligazioni subordinate. Sotto al contratto di obbligazione sottoscritto da Luigino D'Angelo c'è la firma di un ex impiegato della Banca dell'Etruria, Marcello Benedetti. L'uomo oggi monta caldaie, perché un anno fa ha perso il suo lavoro in banca per un procedimento penale in corso, non connesso alle obbligazioni.
Nel corso di un'intervista rilasciata a La Repubblica, Marcello Benedetti spiega che i dipendenti della banca avevano "l'ordine di convincere più clienti possibile ad acquistare i prodotti della banca, settimanalmente eravamo obbligati a presentare dei report con dei budget che ogni filiale doveva raggiungere. L'ultimo della lista veniva richiamato pesantemente dal direttore". Con l'obiettivo di accrescere il capitale della banca, "ogni anno – prosegue Benedetti – dovevamo chiamare tutti i clienti e fargli rivedere azioni, obbligazioni, etc".
Lidia D'Angelo, moglie di Luigino, ha spiegato che "tutto è cominciato a giugno, quando la banca convocò mio marito, spiegandogli che il suo profilo non era più adeguato al suo investimento: non so come, lo convinsero a passare da un profilo a basso rischio ad un profilo ad alto rischio. Gli hanno fatto mettere un sacco di firme su un sacco di fogli. Lui, ad un certo punto, è stato assalito dal sospetto di essere stato incauto: ma quelli gli risposero che ormai aveva firmato e non poteva più tornare indietro". A proposito dell'aggiornamento del livello di rischio, l'ex impiegato Benedetti ha precisato che D'Angelo "firmò il questionario che sottoponevamo a tutti, nel quale c'era scritto che il rischio era minimo per questo tipo di operazione. In realtà, nelle successive carte che il cliente firmava, era presente la dicitura alto rischio, ma quasi nessuno ci faceva caso. Era scritto in un carteggio di 60 fogli". Il pensionato firmò tutte le carte, nonostante, ricorda ancora l'ex impiegato, fosse "uno dei clienti più diffidenti e convincerlo a fare proprio quel tipo di investimento non fu facile".
Ora, spiega Benedetti, "Luigino me lo sento sulla coscienza perché mi sono comportato da impiegato di banca e se fossi stato una persona che rispettava le regole non gli avrei fatto fare quel tipo di investimento".