Kitesurfer risucchiato da elicottero militare a Ladispoli, a processo due piloti e un ammiraglio

Sono tre le richieste di rinvio a giudizio per l'incidente che lo scorso 3 ottobre 2018 ha provocato il ferimento di Alessandro Ognibene, il kitesurfer di 51 anni risucchiato da un elicottero militare gigantesco che in quel momento passava a bassa quota sopra il mare di Ladispoli durante un'esercitazione. A finire a processo con l'accusa di lesioni colpose sono due piloti dell'esercito e un ammiraglio della Marina che quel periodo coordinava l'addestramento delle forze speciali sul litorale. Lo riporta Il Messaggero, specificando come invece è caduta l'accusa di omissione di soccorso. Ognibene è vivo per miracolo: risucchiato dai vortici dei due rotori di un gigantesco Chinook, è stato scaraventato violentemente a terra dopo un volo di dodici metri. Trasportato d'urgenza con l'eliambulanza all'ospedale Gemelli di Roma, ha lottato tra la vita e la morte. Oggi si è ripreso, ma convive con dolori indicibili.
Trauma cranico, emorragia interna, costole fratturate, ematomi a torace e schiena: queste le lesioni riportate da Ognibene a causa della caduta. Ancora oggi l'uomo ha gli incubi di quel 3 ottobre. Senza contare il dolore fisico che ancora prova e che non passerà prima di qualche anno. "Erano quattro i velivoli anche se uno soltanto era vicinissimo. Dei pescatori hanno assistito all’incidente e si chiedono ancora come faccia ad essere vivo", ha raccontato il 51enne a Il Messaggero. "Sono rimasto sorpreso del fatto che si stia procedendo solo per lesioni e non anche per omissione di soccorso. È difficile pensare che non mi abbiano visto. I piloti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Gli elicotteri, erano 11 o forse 12, non dovevano volare lì".