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Instagram e Facebook bloccano il profilo di Rachele Mussolini: “Sono come il Kgb”

Rachele Mussolini ha accusato di “censura” il social network Instagram, dopo che il suo account è stato sospeso a seguito della pubblicazione di un fiocco nero nell’anniversario della morte di Benito Mussolini. Lo stesso destino aveva colpito anche altri due membri della famiglia, Alessandra e Caio Mussolini.
A cura di Tommaso Franchi
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"Un semplice fiocco nero, senza alcun riferimento. È bastato addirittura questo, un paio di giorni fa, a rendere censurabile agli occhi di Instagram il mio profilo". È la denuncia di Rachele Mussolini, consigliere comunale della lista civica "Con Giorgia" e vice presidente della Commissione Controllo, Garanzia e Trasparenza di Roma Capitale. Instagram ha infatti deciso di sospendere per qualche giorno il profilo di Rachele Mussolini, dopo che aveva postato sui suoi canali social una foto ritraente un fiocco nero nell'anniversario della scomparsa di Benito Mussolini. "Sono come il Kgb. Non avevo pubblicato frasi di commiato e tantomeno fatto menzione della ricorrenza", dice Mussolini in un lungo post sugli stessi social che oggi, a causa di quella foto, hanno deciso di bandirla per qualche giorno.

"Sembrerà strano – spiega Mussolini – ma nonostante capiti ormai sempre più di frequente a me o ad altri esponenti della mia famiglia, io non riesco a smettere di indignarmi per l’atteggiamento discriminatorio che il mondo dei social continua ad adottare nei nostri confronti". Il riferimento di Rachele Mussolini riguarda quanto accaduto ad Alessandra Mussolini, dopo che anche lei aveva accusato Instagram di "censura": lo staff del social network aveva deciso di cancellare il profilo dell'europarlamentare dopo che aveva pubblicato una foto della tomba di famiglia a Predappio. Lo stesso destino aveva colpito anche Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato con Fratelli d'Italia per le prossime elezioni europee. Questa volta non Instagram, bensì Facebook è stato autore della cancellazione del suo profilo social: una decisione che aveva mandato su tutte le furie il pronipote del Duce, che aveva sostenuto di non aver scritto nulla e di non aver riportato nessun riferimento al fascismo sui suoi canali online.

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