Infermiere guarito da Ebola lotta contro il coronavirus allo Spallanzani: “Un onore lavorare qui”
All'inizio fu chiamato Zaire ebolavirus perché fu individuato per la prima volta in Zaire, oggi Repubblica del Congo, e poi semplicemente virus Ebola. L'epidemia in Africa occidentale di questo virus pericolosissimo che provoca febbre emorragica cominciò nel 2014. L'infermiere Stefano Marongiu si ammalò nel 2015 a seguito di una missione di Emergency in Sierra Leone. Venne curato all'Istituto Spallanzani, dove ora lavora in prima linea per assistere i pazienti positivi al nuovo coronavirus, meno pericoloso dal punto di vista della letalità rispetto a Ebola, ma molto più contagioso: "Nel 2015 partecipai a una missione con Emergency per il contrasto all'epidemia da virus ebola. Una volta rientrato in Italia mi sono reso conto di essermi ammalato e sono stato ricoverato prima a Sassari e poi allo Spallanzani, dove mi hanno curato e salvato. Dal 2016 sono in pianta stabile allo Spallanzani, ho chiesto di poter lavorare con le persone che mi avevano curato. Per me è veramente un onore essere parte di questo team, far parte di questo baluardo italiano", ha raccontato Marongiu a Fanpage.it.
Marongiu: "State a casa, fondamentale che tutti restino a casa"
"Questo virus è differente da Ebola, ma hanno una cosa in comune: sia la malattia da virus Ebola che Covid-19 rendono impossibile il contatto interumano. Purtroppo i pazienti non hanno possibilità di essere avvicinati dai propri cari, che è la stessa cosa che ho provato io quando ero in isolamento", ha raccontato l'infermiere. Questo il suo appello a tutti gli italiani: "La cosa fondamentale è che tutti restino a casa, che evitino le corsette, le festicciole sui terrazzi. Ognuno di noi deve fare la propria parte e attenersi a ciò che viene richiesto. Così ci darete la possibilità di lavorare meglio".