Incendio al San Camillo, paziente muore carbonizzato: forse una sigaretta la causa
Incendio notturno all'ospedale San Camillo di Roma dove un paziente moldavo di 65 anni, Gheorge Andoni, è morto carbonizzato. Stando a quanto si apprende, il rogo è scoppiato, per circostanze ancora da verificare, in una stanza del Reparto di Medicina al secondo piano del padiglione Maroncelli. Per ragioni di sicurezza i vigili hanno evacuato tutti e due i piani della palazzina.
Il paziente era ricoverato a causa dell'amputazione di un piede. L'altro paziente che si trovava nella stanza invece è riuscito a scappare in tempo. "Ho visto le fiamme sotto al suo letto", sarebbe stata la prima testimonianza del compagno di stanza. All'interno del locale non c'era alcun macchinario elettrico in funzione. L'incendio sarebbe scoppiato pochi minuti prima dell'una di notte.
"Impossibile capire in questo momento cosa abbia causato l'incendio. Sappiamo solo che c'era un altro paziente presente nella stanza: è incolume, è ancora degente in ospedale. I sistemi di segnalazioni dell'incendio hanno funzionato e anche il personale è stato rapido nel gestire l'emergenza. Tutti i pazienti stanno bene e la situazione è sotto controllo. Squadre tecniche, infermieri, direzione sanitaria sono all'opera. I malati di quel reparto sono stati accolti in altri reparti", è stato il primo commento del direttore generale dell'ospedale San Camillo, Antonio D'Urso.
Incendio notturno al San Camillo, i precedenti
Si tratta del terzo incendio nel corso del 2016 che si è verificato all'ospedale San Camillo. A febbraio un incendio era divampato nei sotterranei del Padiglione Maternità, nessun ferito, mentre il cinque aprile scorso un uomo aveva mandato a fuoco parte del piazzale davanti alle cucine che servono l'intero ospedale.
L'incendio forse causato da una sigaretta
Potrebbe essere stata anche una sigaretta a provocare il rogo. Questo è quanto rivelano alcune fonti investigative, anche se al momento nessuna ipotesi viene scartata. La stanza del padiglione Maroncelli è stata intanto posta sotto sigilli: domani molto probabilmente sarà effettuato un nuovo sopralluogo per cercare di determinare la dinamica dell'incendio. La direzione ospedaliera conferma intanto che il paziente non era attaccato a macchinari e nella stanza non c'erano bombole d'ossigeno: "Secondo i primi accertamenti nella stanza da dove si è sviluppato l'incendio non erano presenti apparecchiature medicali, né altri materiali. Il letto dove si trovava il malato deceduto, era di tipo manuale, e come di norma con materasso ignifugo", recita un comunicato del San Camillo. Nella stessa nota si precisa che "il padiglione come attestato dalla certificazione antincendio, era provvisto di sistemi di protezione antincendio, estintori, impianto di rilevazione fumi, compartimentazione anti fuoco, che hanno impedito il propagarsi del fumo e delle fiamme. Il padiglione è munito di impianti elettrici certificati. Sulla dinamica dei fatti, il paziente ricoverato nella stessa stanza del deceduto ha dichiarato all'azienda di aver visto il fuoco provenire dal lenzuolo, dalla parte bassa del letto, verso piedi".
Il ministro Lorenzin invia gli ispettori
In attesa dell'esito dell'inchiesta della magistratura, intanto, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha inviato gli ispettori al San Camillo, per capire se siano state rispettate tutte le normative di sicurezza. Sul posto dove si è viluppato l'incendio sono arrivati i carabinieri del Nas e il direttore generale di Agenas (l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) Francesco Bevere.