Il risultato della superperizia: “Marco Vannini poteva essere salvato”

Oggi al processo per l'omicidio di Marco Vannini, il giovane bagnino ucciso a Ladispoli il 17 maggio di due anni fa, è stato il giorno della superperizia. Gli esperti incaricati dai giudici della corte d'Assise hanno confermato: il ragazzo poteva essere salvato se solo i soccorsi fossero stati chiamati immediatamente.

Illustrando in aula i risultati degli esami effettuati sul corpo di Vannini, peraltro già diffusi un mese fa, i medici hanno ribadito che la morte del 21enne si sarebbe potuta evitare "con una alta probabilità" se i soccorsi fossero stati effettuati "secondo modalità e tempi privi di ostacoli e ritardi". Imputati nel processo, con l'accusa di concorso in omicidio volontario sorretto dal dolo eventuale, sono Antonio Ciontoli, padre della ex fidanzata di Marco, il presunto autore materiale dello sparo che ha ucciso Vannini, i figli Federico e Martina (la ragazza di Marco) e la moglie Maria Pezzillo. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti i Ciontoli comunicarono le reali condizioni di Vannini, colpito con un proiettile di pistola, solo circa due ore dopo. Marco Vannini arrivò al pronto soccorso in codice verde e morì poche ore dopo in ospedale.

Queste le conclusioni dei medici sulla morte di Vannini:

In estrema sintesi, una tempestiva attivazione del corretto iter diagnostico-terapeutico avrebbe garantito al Vannini l'accesso a un livello adeguato di cure ed allo stesso tempo contrastato l'insorgenza delle complicanze postoperatorie […] scongiurandone, con elevata probabilità, l'exitus