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Il racket degli stabilimenti balneari a Ostia, sette condanne con l’aggravante mafiosa

Armando Spada, esponente del clan Spada, vicina alla famiglia Fasciani è stato condannato a cinque anni e otto mesi. Personaggio chiave dell’inchiesta è Aldo Papalini, ex direttore dell’ufficio tecnico e dell’unità operativa ambiente del Municipio XIII.
A cura di Enrico Tata
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Si è concluso il processo sugli appalti truccati per la concessione di stabilimenti balneari sul litorale di Ostia. Sette condanne, la maggior parte delle quali con l'aggravante del metodo mafioso, è stata la decisione dei giudici. Armando Spada, esponente del clan Spada, vicina alla famiglia Fasciani è stato condannato a cinque anni e otto mesi. Personaggio chiave dell'inchiesta è Aldo Papalini, ex direttore dell'ufficio tecnico e dell'unità operativa ambiente del Municipio XIII. Sarebbe lui, secondo quanto ricostruito, il responsabile dell'affidamento di appalti pubblici a ditte compiacenti e per questo è stato condannato a otto anni e sei mesi di reclusione.

Insieme a Spada e Papalini sono stati condannati Cosimo Appeso (cinque anni e cinque mesi di reclusione), luogotenente della Marina Militare Italiana, Ferdinando Colloca, Damiano Facioni, amministratore della società "Bludream" e Matilde Magni, moglie di Appeso (tre anni e quattro mesi), e l'imprenditore Angelo Salzano (otto mesi con sospensione della pena). Gli imputati erano indagati, a vario titolo, di turbativa d'asta, falso ideologico e concussione, alla corruzione.

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