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Omicidio Marco Vannini

Il processo d’appello per la morte di Marco Vannini comincerà l’8 luglio

È stata fissata all’8 luglio 2020 l’udienza del processo d’appello sulla morte di Marco Vanninin davanti alla seconda Sezione della Corte di Assise di Appello di Roma. Lo ha annunciato su Facebook l’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi.
A cura di Enrico Tata
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Marco Vannini
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Il nuovo processo d'appello per la morte di Marco Vannini comincerà mercoledì 8 luglio 2020. Questa la data (sempre vincolata, comunque, all'emergenza coronavirus) in cui è stata fissata l'udienza davanti alla Seconda Sezione della Corte d'Assise d'Appello di Roma, presidente Gianfranco Garofalo. Lo ha comunicato su Facebook l'avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, che ha commentato: "Il cammino verso la Giustizia prosegue".

La Cassazione ha annullato la sentenza d'appello

Il 7 febbraio scorso la Corte di Cassazione ha disposto l'annullamento della sentenza d'appello sull'omicidio di Vannini. I giudici condannarono Antonio Ciontoli a 5 anni per omicidio colposo, mentre in primo grado il capofamiglia era stato condannato a una pena di 14 anni di reclusione per omicidio volontario. Ciontoli, hanno confermato tutti i giudici, ha sparato il colpo che ha ucciso Marco Vannini, ma soprattutto sono stati i ritardi nel chiamare i soccorsi a condannare il 23enne, arrivato al pronto soccorso dopo troppo tempo e per colpa, hanno ricostruito i giudici della Cassazione, della negligenza dei Ciontoli.

Le motivazioni della Cassazione

Gli ‘ermellini' hanno deciso di annullare la sentenza di secondo grado e hanno disposto un nuovo processo d'appello nei confronti di Antonio Ciontoli, della moglie Maria e dei due figli. Nella motivazione della sentenza i giudici hanno scritto che la morte del ragazzo fu "conseguenza" delle "lesioni causate dal colpo di pistola" sparato da Ciontoli, ma anche e soprattutto della "mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l'effetto infausto", Ciontoli mise in atto una "condotta omissiva nel segmento successivo all'esplosione di un colpo di pistola, ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli, che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi".

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