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Il Prefetto di Latina non vuole mostrare gli atti con cui sono stati concessi gli appalti per l’accoglienza migranti

Dopo un’inchiesta sulla mala gestione dei centri di accoglienza, la prefettura di Latina affida migranti senza bando ad alcune cooperative e scavalca un ricorso al Tar e un decreto di annullamento della stessa prefettura. Quando Fanpage.it chiede di accedere agli atti di queste deliberazioni, che non sono presenti sul sito web, ci risponde che non possiamo: il diritto all’informazione non basta, in barba alle norme sulla trasparenza della pubblica amministrazione.
A cura di Alessio Viscardi
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latina migranti

Fanpage.it ha chiesto alla prefettura di Latina l'accesso agli atti riguardanti una serie di affidi diretti a cooperative che gestiscono centri di accoglienza, senza passare per il bando di gara. La richiesta è stata rifiutata, formalmente perché non siamo parte in causa e -secondo i funzionari dell'ente territoriale- non abbiamo diritto a visionare gli atti della pubblica amministrazione. Peccato che il Freedom Of Information Act varato dall'ex-ministro Marianna Madia dica proprio il contrario: tutti hanno diritto ad avere accesso agli atti degli enti pubblici. A maggior ragione in una vicenda che chiama in causa l'utilizzo dei soldi pubblici per l'accoglienza ai migranti, più che mai nell'occhio del ciclone dopo le scelte sul tema del governo Lega – M5s.

La vicenda comincia nel novembre 2016, quando un gruppo di migranti denuncia le condizioni in cui vengono tenuti dalle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza in provincia di Latina a cui sono stati assegnati. Protestano in strada e bloccano il traffico. I carabinieri svolgono indagini e scoprono che i titolari delle onlus Azalea e La Ginestra abbattono i costi e massimizzano i profitti dando ai richiedenti asilo cibo scaduto, facendoli vivere in locali sovraffollati e in condizioni igieniche precarie.

Il 26 giugno 2018 la procura di Latina porta a termine l'operazione Dionea e arresta sei persone, tra cui i titolari delle due cooperative, ipotizzando diversi reati connessi all'accoglienza di oltre 300 migranti. Questi vengono ridistribuiti ad altre cooperative operanti in provincia di Latina e Fanpage.it scopre che alcuni di essi sono finiti in uno stabile isolato a Priverno, praticamente affianco alle stalle di una fattoria.

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Le ricerche di Fanpage.it scoprono che la cooperativa Diaconia, titolare del centro di accoglienza, lavora grazie ad un affido diretto “soprasoglia” della prefettura di Latina e non in virtù di un regolare bando di gara. Questo perché il bando [Gara stipulazione accordo quadro per affidamento servizio di accoglienza e assistenza cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in provincia di Latina dal 01/03/2018 al 29/02/2020] è bloccato dopo alcuni ricorsi al Tar. Infatti, il 20 giugno 2018 viene annullato il decreto di aggiudicazione a causa di un errore nell'attribuzione dei punteggi sui servizi di informatizzazione.

Dopo l'annullamento della graduatoria, le cooperative che già lavoravano con la prefettura di Latina e che avevano già dei centri di accoglienza attivi, continuano a lavorare con una proroga illimitata. Ma ci sono alcune cooperative (Diaconia, Tre Fontane, Grillo Parlante, a cui si aggiungerà successivamente anche Oratorio Anspi Don Bosco di Formia) che non avendo già dei centri attivi in virtù del precedente bando, non potrebbero lavorare. Invece, la prefettura di Latina affida loro i proprio i migranti ricollocati dopo l'inchiesta su Azalea e La Ginestra e lo fa tramite degli affidamenti diretti “soprasoglia”. In pratica, gli vengono assegnati i richiedenti asilo (e i relativi fondi) a chiamata diretta e bypassando lo stop al bando. I migranti ospitati nel centro accoglienza accanto alla fattoria erano parte di questi.

Fanpage.it ha così effettuato una richiesta di accesso agli atti per dirimere la questione, in particolare per richiedere “tutta la documentazione delle convenzioni firmate, delle convocazioni ufficiali e delle note in merito all’arbitrarietà che ha portato codesta Prefettura ad affidare, mediante affidamento diretto soprasoglia, cittadini richiedenti asilo, provenienti dai CAS delle associazioni Azalea e Ginestra, a cooperative NON vincitrici di bando”.

Le finalità della nostra richiesta erano capire in che modo e secondo quali parametri si fosse scavalcato l'annullamento della graduatoria, affidando agli ex-vincitori alcuni migranti provenienti dalle cooperative sotto indagine. Ci interessava capire quali fossero i criteri con cui si fossero scelte proprio quelle cooperative e non altre, soprattutto cooperative che non lavoravano già con la prefettura. Questa documentazione non è presente sul sito web della prefettura alla voce “amministrazione trasparente”.

La prefettura di Latina ha rifiutato la nostra richiesta di accesso agli atti con una motivazione che sembra contraria ai criteri di trasparenza cui è tenuta la pubblica amministrazione. Dall'istituzione ci scrivono che la richiesta “non può essere accolta in quanto lo strumento dell'accesso […] postula un interesse concreto ed attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è richiesto l'accesso”. Ovvero, secondo i funzionari della prefettura di Latina, la trasparenza vale solo per “la salvaguardia di singole posizioni differenziate e qualificate e correlate a specifiche situazioni rilevanti per legge, che vanno dimostrate dal richiedente che intende tutelarle”. In soldoni, soltanto chi è parte in causa di questo bando potrebbe richiedere l'accesso agli atti.

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Si nega che l'accesso sia consentito per il diritto all'informazione: “Tale accesso, pertanto, non è dato in funzione della tutela di un interesse generico e diffuso alla conoscenza di atti amministrativi”. Eppure, proprio sul portale web della prefettura di Latina, alla voce “amministrazione trasparente” si ricorda che “la pubblicazione dei dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, intende incentivare la partecipazione dei cittadini per i seguenti scopi: assicurare la conoscenza dei servizi resi, le caratteristiche quantitative e qualitative, nonché le modalità di erogazione; prevenire fenomeni corruttivi e promuovere l’integrità; sottoporre al controllo diffuso ogni fase del ciclo di gestione della performance per consentirne il miglioramento”.

Il rifiuto a fornire la documentazione da parte della prefettura di Latina è anche contrario ai principi stabiliti dal FOIA dell'ex-ministro Madia, ovvero il “freedom of information act” (decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97) che all'art. 6 comma 1 prevede “L'obbligo previsto dalla normativa vigente in capo alle pubbliche amministrazioni di pubblicare documenti, informazioni o dati comporta il diritto di chiunque di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione”. La legge, quindi, dice che chiunque può richiedere documentazione cui sia stata omessa la pubblicazione, non soltanto i detentori di interessi specifici come sostiene la prefettura di Latina.

Il 23 luglio 2018, la prefettura di Latina ha pubblicato la nuova graduatoria delle cooperative a cui viene affidata la gestione dell'accoglienza migranti. Tra di loro, figurano tutte e quattro le cooperative che hanno lavorato con l'affidamento diretto nonostante l'annullamento della precedente graduatoria. Tutto formalmente lecito, ma secondo la prefettura noi non possiamo conoscere i criteri dietro queste scelte. Amministrazione trasparente, ma fino a un certo punto.

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