Il marito la picchiava, lei lo uccise e si costituì: pena ridotta in appello
Era il 24 marzo del 2013 quando Lucrezia Varesi, una donna di 58 anni di Lanuvio, vicino Roma, uccise il marito al culmine dell’ennesima lite familiare. Lo accoltellò, poi chiamò i carabinieri e l’ambulanza per denunciare quanto appena fatto e si consegnò spontaneamente. “Ho accoltellato mio marito perché mi ha rotto i c…i, mi ha ammazzato di botte e non ce la faccio più”, disse la donna parlando dell’uomo che aveva appena ucciso, Luciano Omminetti. La donna diede ai carabinieri l’indirizzo della propria abitazione e attese le forze dell’ordine lasciandosi arrestare. Il cadavere di Omminetti fu trovato dai carabinieri e dagli uomini del 118 al centro del corridoio della abitazione dei due coniugi. In primo grado, per l’omicidio del marito, Lucrezia Varesi è stata condannata a 14 anni di reclusione, pena ora ridotta di quattro anni in appello. I giudici questa mattina hanno infatti deciso di applicare l’attenuante “dell’aver reagito in stato di ira, determinato da un fatto ingiusto altrui” e dunque condannare l’omicida a dieci anni di reclusione. Il fatto ingiusto era che il marito la maltrattava e picchiava continuamente.