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«Il concordato di ATAC serve a non far fallire Roma Capitale»: il racconto di un dirigente

Un dirigente ATAC, che preferisce rimanere anonimo, ci spiega la storia che ha portato l’azienda dei trasporti di Roma alla soluzione del concordato preventivo. Ed è molto diversa da come viene raccontata.
A cura di Giulio Cavalli
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In queste ore negli uffici ATAC arrivano di corsa i rappresentanti sindacali. Anche loro sono stati avvisati all'ultimo momento dell'ipotesi di concordato preventivo. "Ma anche a loro nessuno darà risposte", dice un dirigente che preferisce restare anonimo ma che ha voglia di raccontare la realtà dell'azienda romana. "Qui non c'è programmazione, non c'è un piano, niente. Se ci dice bene facciamo la fine di Alitalia", ci dice. E il suo racconto è quello di un'azienda sull'orlo del baratro.

"Innanzitutto bisogna chiarire una cosa: ATAc non sta per fallire. Anzi: nel bilancio di quest'anno (che non presenteremo) – racconta la fonte – avremmo un saldo negativo di 32 milioni di euro circa, in linea con il trend positivo di questi ultimi anni. Ci affossano attribuendoci delle partite straordinarie come il lodo TPL, che in realtà è un debito in testa ad ATAC e che sarebbe di Roma Capitale. Alcuni servizi erano stati, per volontà del Comune, esternalizzati a fornitori che non sono stati pagati. Si va in causa. La causa è contro ATAC e Roma Capitale (chi deve essere la stazione appaltante dei lotti? In realtà lo era ATAC per una scelta politica) e il giudice ha condannato ATAC a pagare TPL. Sbagliando. Questa cosa è dimostrata da pareri legali tanto che negli scorsi anni è questo debito è stato ascritto a Roma Capitale e non più a ATAC. Pensi che qui in azienda c’era talmente tanta sicurezza che non è stato fatto nemmeno un fondo rischi: avevamo un parere legale controfirmato addirittura da Roma Capitale. Adesso scoppia il bubbone non per “pulizia” ma perché il 30 settembre loro devono presentare il bilancio consolidato di Roma Capitale e loro fanno saltare ATAC per non fare saltare il comune. Stanno cercando di non chiudere il bilancio perché poi si vedrebbe che i precedenti bilanci sono falsi: o è sbagliato quello che stiamo facendo quest’anno oppure nei bilanci passati c'è un falso in bliancio approvato da Roma Capitale".

Non ha dubbi il funzionario ATAC sull'incapacità di gestire una questione che avrebbe richiesto un diverso senso di responsabilità e di acume manageriale: "Il concordato preventivo, ad esempio. La gestione è un disastro: i concordati si fanno e non si annunciano perché altrimenti tutti i fornitori bloccano le forniture. Se non arriva il gasolio i mezzi non escono. Se non c'è il service che ci sposta gli autobus la notte per mettere benzina ovvio che al mattino gli autobus non escano. Tutte cose che non puoi internalizzare in una notte. Se non hai il ricambio per la freccia l’autobus non può uscire". "Questi – dice il funzionario riferendosi alla Giunta del M5S alla guida della città – sono dilettanti allo sbaraglio. C'è di base una profonda incompetenza. Come la scelta di questo manager ad esempio (Paolo Simioni, voluto da Virginia Raggi e Casaleggio alla guida dell'azienda nda) che è di un egoismo spaventoso. Il 10 hanno deciso di nominarlo direttore generale. Come amministratore avrebbe avuto al massimo 70000 euro e per questo è stato fatto direttore generale: sul punto c’è un parere dell’ANAC del 2012 richiesto da ATM quando Rota venne assunto. L’ANAC disse che si poteva nominare qualcuno amministratore e direttore generale a certe condizioni, tra cui quella di urgenza. Simioni si vuole far fare un contratto di tre anni! Un contratto di tre anni non ha nulla a che vedere con l'urgenza. L’ufficio personale si è rifiutato di firmare il contratto. Se proprio vuoi, tu sindaco, la nomina la puoi fare per 6 mesi e poi fai un concorso (che tanto vincerebbe lui)"

Ma il rischio vero, racconta, ora "è di andare gambe all’aria prima del concordato. In questo momento c’è il buco totale. Non c’è il direttore generale, non c’è il capo della divisione metro-ferro: le responsabilità vanno direttamente sul quadro che governa la linea. Se succede un incidente il magistrato deve chiamarlo il consiglio di amministrazione. Ti rendi conto? In mezzo non c’è nulla. Ne rispondono loro, i consiglieri d'amministrazione. C’è un buco organizzativo che fa paura."

E anche a chi vede nel troppo personale la causa della crisi il funzionario ha qualcosa da aggiungere: "i politici e certa stampa attaccano gli amministrativi, considerati causa di tutti i mali dentro ATAC: sono 1700 su 11700. Di cui i dirigenti sono 48, 170 i quadri e il resto amministrativi. Sono numeri piccoli. Il cuore sono 5000 autisti, gli operai, i capitreno, i 100 verificatori, 200 per la sosta. 10000 persone operative. E le ultime assunzioni 3 anni fa con concorso pubblico. E 3 anni fa ci sono state 3 promozioni con un concorso interno.). Negli ultimi 7 anni abbiamo assunto solo operativi: operai Metro C (con concorso pubblico) e tutte le promozioni sono state fatte con concorsi interni. Semplicemente perché c’è una legge. Si cavalca parentopoli ma su 150 fascicoli richiesti dalla Procura sono state licenziate 33 persone, come da sentenza. Anche questo è un falso problema".

"Forse l'ATAC sarà anche pieno di ladri come dice qualcuno – aggiunge – ma il servizio va male perché da 10 anni non vengono messi soldi. Gli autobus si comprano con gara CONSIP attraverso il comune, ATAC non c'entra nulla. Per fare un esempio la linea della Metro A dal 1980 non ha mai avuto manutenzione ordinaria. Le sembra normale?". 

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