Igor, infermiere precario a Latina: “In prima fila contro coronavirus, contratto non sarà rinnovato”
"Ci hanno detto che se facevamo parte della graduatoria bene, altrimenti saremmo stati mandati via. In piena emergenza, col carico di lavoro alle stelle, questa è stata l'unica comunicazione che l'azienda è stata in grado di farci". Igor Vannoli è un infermiere che lavora nella terapia intensiva dell'ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Da oltre un mese non vede la sua famiglia: visto la delicatezza del ruolo che ricopre, ha preferito trasferirsi in un'altra abitazione, lontano da sua moglie e dal figlio di tre anni. Il 24 maggio a lui e altre 30 persone scade il contratto all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina: "L'azienda ci ha comunicato a voce che non saremo rinnovati – spiega Vannoli – Il nostro contratto dura in tutto 30 mesi e 15 giorni, non ci fanno raggiungere i 36 mesi per non farci appellare alla legge Madia, che li costringerebbe a stabilizzarci". Il decreto Madia prevede l'assunzione di tutti quei precari che per tre anni abbiano prestato servizio anche in aziende diverse. Applicabile dal 2018, sarà valido fino al 31 dicembre 2020. "Bisogna far parte ovviamente di una graduatoria pubblica – spiega Ivan – Io vengo da un avviso pubblico fatto nel 2014, e ho tutti i requisiti per essere stabilizzato. E invece mi manderanno via".
Le Asl stanno attingendo dalla graduatoria dell'ultimo concorso fatto per il Sant'Andrea per far fronte all'emergenza coronavirus con quanto più personale possibile. Servono operatori con cui aiutare gli ospedali, dato che medici e infermieri sono allo stremo delle forze. "Ed è giusto che facciano così – continua Igor – Ma questi ragazzi non si andranno ad aggiungere a noi, ci andranno a sostituire. La nostra professionalità e la nostra formazione non vengono nemmeno prese in considerazione. Ed è assurdo che in periodo di emergenza si mandi via personale altamente qualificato, sarebbero bastati solo altri sei mesi per essere assunti". Nella stessa situazione di Igor si trovano una trentina di operatori sanitari. Insieme hanno mandato una lettera alla Regione Lazio e all'azienda ospedaliera per spiegare la situazione e chiedere di essere assunti. E di poter continuare a lavorare.