Ignazio Marino e il caso scontrini: al via il processo con il rito abbreviato
Aggiornamento: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto in via definitiva per insussistenza del fatto per l’accusa di peculato in relazione all’utilizzo della carta di credito concessa a fini istituzionali da Roma Capitale (la cosiddetta vicenda “scontrini”).
Al via il processo sul "caso scontrini" che ha coinvolto e che ha provocato le dimissioni dell'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino. L'ex primo cittadino ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato, cioè la decisione sulla vicenda che riguarda il chirurgo genovese verrà presa dal gup nell'udienza preliminare. Ieri proprio a poche ore dalla vittoria di Virginia Raggi, l'ex sindaco di Roma si è presentato per la prima volta in tribunale. In aula gli avvocati di Marino hanno chiesto al giudice per l'udienza preliminare, Pierluigi Balestrieri, di poter svolgere il processo con il rito abbreviato che consente, tra l'altro, di avere uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.
Ignazio Marino deve rispondere delle accuse di falso, peculato e truffa nell'utilizzo della carta di credito che gli era stata concessa dal Comune e per quanto riguarda alcune irregolarità sul pagamento di consulenze da parte dell'Onlus Imagine fondata dallo stesso Marino. Il Comune di Roma, rappresentato dall'avvocato Enrico Maggiore, si è costituito parte civile. Nel primo caso i pm contestato all'ex sindaco i reati di peculato e falso per essersi appropriato, sostiene la procura, "della dotazione finanziaria dell'ente" acquistando con la carta di credito dell'amministrazione " servizi di ristorazione nell'interesse suo, dei suoi congiunti e di altre persone non identificate". In totale sono stati spesi circa 13mila euro per 56 cene dal 2013 al 2015, cene "consumate presso ristoranti della capitale e anche di altre città (Genova, Firenze, Torino) ove si era recato, generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque al di fuori della funzione di rappresentanza dell'ente, e cagionava in tal modo un ammanco finale di 12.716 euro".
Per quanto riguarda la onlus, Marino è indagato insieme ad altre tre persone per aver pagato compensi, tra il 2012 e il 2014, per prestazioni di collaboratori fittizi o inesistenti. Secondo i pm gli indagati avrebbero "indotto in errore l'amministrazione finanziaria e l'Inps procurando alla Imagine un ingiusto profitto consistito (circa sei mila euro complessivi) nell'omesso versamento degli oneri contributivi dovuti per le prestazioni lavorative in realtà svolte da uno degli indagati in favore della Onlus". Prossima udienza il 29 settembre.