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Idea M5s: più punti per la casa popolare se rinunci all’auto. Ma a Roma i trasporti sono un disastro

Il M5s proporrà nei prossimi giorni una delibera in Campidoglio volta a incentivare l’edilizia pubblica rispetto a quella privata e la creazione di alloggi per le persone in emergenza abitativa e in lista per la casa popolare. Un’iniziativa certamente encomiabile, che però ha un punto nero: quello di poter accedere a queste abitazioni solo se si rinuncia all’auto di proprietà.
A cura di Natascia Grbic
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40mila nuove case in più a Roma. Metà destinata ad assegnatari senza limiti di reddito, l'altra metà da distribuire tra chi è in lista per la casa popolare e chi si trova in emergenza abitativa. A una condizione: tutti devono rinunciare alla macchina di proprietà. È questo uno dei punti della delibera proposta dal M5s che potrebbe essere approvata nei prossimi giorni in Campidoglio. Titolo: ‘Linee guida per una ricognizione finalizzata ad una variante urbanistica del Prg e all’adozione di nuovi strumenti gestionali'. Si tratta di un progetto volto a promuovere l'architettura sostenibile e che dovrebbe essere interamente realizzato con tecnologie all'avanguardia, rispettose dell'ambiente e ‘caratterizzate dai più alti standard di risparmio energetico'. Un bel progetto, questo è vero: e la realizzazione di nuove abitazioni destinate alle persone in emergenza abitativa è sempre una buona notizia. Così come quella di far prevalere l'edilizia pubblica su quella privata e di privilegiare aree in disuso e abbandonate, una delle vergogne di questa città.

La questione da porre però, è quella della rinuncia alla macchina di proprietà. Nella delibera si legge che saranno ‘privilegiati programmi urbanistici connessi alla rete infrastrutturale del trasporto Pubblico su ferro esistente o di progetto'. Il problema in questo caso è sostanzialmente uno: se Roma fosse una città con una trasporto pubblico degno di una metropoli, rinunciare all'auto non sarebbe solo possibile, ma auspicabile. La realtà dei fatti è che, soprattutto chi ha una famiglia, non può prescindere dallo spostarsi con una vettura. I mezzi pubblici a Roma sono – va detto senza mezzi termini – un vero e proprio disastro. Soprattutto le periferie sono collegate malissimo tra di loro, e spesso per fare cinque chilometri di percorso ci vuole più di un'ora. Gli autobus hanno tempi di attesi lunghi, la metro B anche: non è possibile che la mattina alle otto, sulla banchina di Rebibbia, a volte si aspetti anche 7/8 minuti per il passaggio di un treno. Vecchio e senza aria condizionata. Va dato atto al M5s che nella delibera sono inserite nuove linee da realizzare: ma guardiamo la realtà, se quelle che abbiamo già ora sono malfunzionanti, non sarà il prolungamento della metro B1 fino allo svincolo del Gra per l'A1 a dare un volto nuovo a questa città.

Per non parlare degli autobus notturni. Un miraggio già dove sono previsti, degli sconosciuti per molte zone di Roma. E pensare che molti giovani li userebbero, e avremmo molti meno incidenti nelle notti del venerdì e del sabato sera. La capitale non è assolutamente all'altezza delle altre metropoli europee sul piano del trasporto. E così rinunciare alla macchina, nonostante il dramma del parcheggio, del traffico e dell'inquinamento, spesso è impossibile. Se gli autobus e le metro funzionassero a dovere e fossero implementate seriamente, nessuno avrebbe bisogno dell'auto e le persone sarebbero pure molto più rilassate di quello che sono. Ma siamo a Roma, dove se abiti a Torre Maura, per fare tre chilometri e andare al parco degli Acquedotti, devi prendere due autobus e una metro per un totale di 40 minuti di viaggio (esclusi i tempi di attesa).

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