Gli rubano il cellulare con le foto del figlio morto. Il papà: “È morto un’altra volta”
Quando una persona cara scompare non resta che affidarsi ai ricordi, spesso stimolati da fotografie, video, messaggi scritti da chi non c'è più. Immaginatevi dunque lo smarrimento se anche quegli oggetti fisici che racchiudono questi ricordi dovessero improvvisamente scomparire. È la situazione che sta vivendo Carlo Di Console, parrucchiere di Cisterna di Latina ma soprattutto papà di Matteo, il figlio 25enne morto un anno fa.
Da allora, da quell'11 gennaio 2016, Carlo ogni giorno ricordava il figlio sulla propria pagina Facebook, con foto e messaggi. Almeno fino allo scorso 28 marzo, quando il vecchio telefonino nel quale Carlo custodiva foto e messaggi del figlio è sparito dal suo salone da parrucchiere: "Aiutatemi, Matteo è morto un'altra volta", ha scritto in quella circostanza il papà del ragazzo, che da allora ha lanciato numerosi appelli al ladro affinché restituisse il cellulare.
Il telefonino in questione è un vecchio modello appartenuto proprio a Matteo. Il ragazzo non lo utilizzava più e per questo motivo l'apparecchio non è andato distrutto nell'incidente costato la vita al giovane. Il papà lo aveva trovato e ne aveva fatto il proprio cellulare: anche se vecchio e di nessun valore commerciale, quello affettivo è inestimabile. All'interno del cellulare ci sono infatti molte foto scattate da Matteo, i suoi messaggi: un pezzo di sé: "Lì riascoltavo la tua voce e sembrava fossi ancora qui con me", ha scritto infatti il papà Carlo in uno dei tanti messaggi dopo la scomparsa del telefonino.
Il papà di Matteo non si è mai arreso. Alternando appelli alla rabbia e agli insulti per l'autore di un gesto così grave, ha fatto arrivare la propria voce anche a diversi mezzi di informazione, che hanno rilanciato il suo appello, proprio come facciamo noi: nella speranza che chi ha preso il suo cellulare possa rendersi conto dell'ulteriore dolore arrecato a un papà che ha perso non solo il figlio, ma anche l'oggetto che lo faceva sentire ancora vicino a sé.