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Gestivano lo spaccio di coca ad Alessandrino, Centocelle e Torre Maura: sei arresti all’alba

Sei persone sono state arrestate questa mattina all’alba dai carabinieri della Compagnia Roma Casilina perché accusate – a vario titolo – di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa gestivano un giro di spaccio di cocaina tra Centocelle, Alessandrino e Centocelle.
A cura di Natascia Grbic
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Sei persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri della Compagnia Roma Casilina: i fermi sono stati effettuati tra le zone di Roma e Montecompatri alle prime luci dell'alba del 3 gennaio. Due sono state portate in carcere, mentre ad altre tre sono stati dati gli arresti domiciliari. A una è stato invece notificato l'obbligo di firma. Si tratta di persone ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. I principali indiziati, finiti nei carceri di Regina Coeli e Velletri, sono una coppia formata da marito e moglie che avrebbero radicato l'attività di spaccio nei quartieri Alessandrino e Torre Maura, dopo che alcuni arresti avevano fatto spostare il fulcro dell'attività, un tempo a Centocelle. La droga smerciata era principalmente cocaina: le cessioni avvenivano dopo un contatto telefonico tra il pusher e l'acquirente, durante il quale veniva stabilito il punto d'incontro. Che ogni volta veniva cambiato per non essere intercettati dalle forze dell'ordine.

L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia  dopo indagini condotte dal marzo 2017 al febbraio 2018 dal Nucleo operativo della Compagnia Roma Casilina. Gli accertamenti sono partiti dopo alcuni arresti effettuati nel quartiere di Centocelle, dove alcuni pusher erano stati sorpresi a spacciare cocaina. Da lì le indagini hanno portato a scoprire che il fulcro dell'attività di spaccio si era progressivamente spostato da Centocelle all'Alessandrino e Torre Maura. Gli indiziati principali, accusati di coordinare e guidare l'attività di spaccio, sono di nazionalità italiana e si servivano del padre della donna – residente all'Alessandrino – per coordinare meglio l'attività.

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