Frosinone, sequestrata mega discarica: “Le acque sono state avvelenate”

"Avvelenamento delle acque". Per questo è stato disposto il sequesto della discarica di via Le Lame, a Frosinone. Secondo gli inquirenti è stato consentito e non impedito che il percolato della discarica raggiungesse la falda acquifera sottostante, inquinandola con l'apporto di metalli pesanti in quantità molto superiore ai valori consentiti. Dopo anni di indagini il provvedimento di sequestro è stato firmato il 29 dicembre dal Gip Francesco Mancini ed eseguito dagli uomini della polizia giudiziaria di Frosinone e dai carabinieri del reparto operativo. Secondo gli accertamenti, il percolato ha raggiunto le sottostanti falde acquifere inquinandole con l’apporto di alluminio,ferro, manganese, bario, nichel e piombo. “Un fenomeno nocivo che si ripresenta quotidianamente almeno dal 2006”, si legge nell'ordinanaza. Il procuratore di Frosinone, Giuseppe de Falco, parla di “palese situazione di concreto pericolo che impone le necessarie operazioni di bonifica, fino ad oggi del tutto omesse”. Per il momento gli indagati sono quattro.
“La vicenda della discarica di via Le Lame a Frosinone nasce nel lontano 1956 e si aggrava con la costruzione dei tre differenti bacini di raccolta negli anni ’80 e ’90, senza la minima cultura dell’ecologia e della salvaguardia dell’ambiente urbano”, spiega il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, che aggiunge: “Costruire una discarica che oggi ospita 650mila metri cubi di rifiuti solidi urbani, a distanza di appena 75 metri dall’alveo del fiume, è una follia raccapricciante che umilia il nostro territorio e che ha contribuito, molto probabilmente, a deturpare l’ecosistema della nostra periferia, con intuibili conseguenze sul piano della salute collettiva. A questo punto, dopo l’iniziativa dell’autorità giudiziaria, il Ministero, la Regione e la Provincia non potranno più voltare lo sguardo altrove”.