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Falsi matrimoni per ottenere permessi di soggiorno, nove denunce a Viterbo

Celebravano matrimoni fittizie per ottenere permessi di soggiorno: nove persone denunciate (sei stranieri e tre italiani) sono indagati dalla Procura di Viterbo con l’accusa di indotta falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso. Tre in particolare i matrimoni sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Nove persone sono state denunciate a Viterbo per aver organizzato falsi matrimoni tra cittadini extracomunitari ed europei, al fine di far ottenere ai primi il permesso di soggiorno. Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Viterbo hanno fatto emergere una vera e propria organizzazione strutturata per permettere a persone provenienti al di fuori dell'Unione Europea di ottenere un permesso di soggiorno di cinque anni grazie a matrimoni con persone che invece facevano già parte dell'Europa unita. In particolare, a finire sotto la lente di ingrandimento sono stati tre matrimoni celebrati nel comune di Civita Castellana, che hanno portato alla richiesta di carte di soggiorno all'Ufficio Immigrazione. Per tutti i soggetti coinvolti, sei stranieri e tre italiani, l'ipotesi di reato è quella di indotta falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso.

Dalle indagini, incrociate anche con testimonianze raccolte e dai documenti analizzati, era emerso che due cittadini pachistani avevano il ruolo di organizzatori di questi matrimoni, realizzati solo per quello scopo specifico di ottenere i permessi di soggiorno. Uno di essi, tra l'altro, era già finito sotto i riflettori di una indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nel 2014. L'uomo si è in questo caso rivelato come finto datore di lavoro di una cittadina polacca diventata moglie di uno dei cittadini extracomunitari coinvolti nella vicenda. L'altro cittadino pachistano, invece, oltre ad essere testimone di nozze di un matrimonio civile, sarebbe stato anche il "punto di riferimento" per gli altri personaggi coinvolti, fornendo assistenza logistica e documentale per mettere in atto i finti matrimoni. Alle spose fittizie, donne italiane, venivano corrisposti tra i mille ed i duemila euro. Il tutto, solo per ottenere il rilascio dell'agognato permesso di soggiorno: le indagini ora continuano per capire se e come procedere all'eventuale revoca di questi permessi di soggiorno ottenuti, secondo quanto emerso dalle indagini, con l'inganno.

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