Eredità di Alberto Sordi, la sorella Aurelia sarebbe stata raggirata: 10 rinvii a giudizio
L’autista di Alberto Sordi, la badante, una cuoca, un giardiniere, due camerieri, una governante, notaio e avvocati. Tutti imputati per circonvenzione di incapace e al centro dell’inchiesta sull’eredità del più popolare attore romano. Secondo il pm Eugenio Albamonte avrebbero raggirato la sorella di Albertone, Aurelia. E oggi il gup ha accolto le richieste della procura rinviando a giudizio i dieci indagati. Il processo comincerà il 17 febbraio 2017.
In cima alla lista degli imputati c’è Arturo Artadi, autista tuttofare considerato il figlioccio di Alberto Sordi. Lui, secondo il pm, la mente del piano per mettere le mani sull’eredità di oltre 100 milioni di euro. Insieme a lui andranno a processo il notaio e l’avvocato, cioè coloro che avrebbero convinto materialmente Aurelia a devolvere l’eredità di Sordi a favore del personale della villa e poi ad Artadi. Alla sbarra anche l’ex avvocato di Aurelia, M.F., che secondo Albamonte non si sarebbe opposto al tentativo della “banda” pur conoscendo le precarie condizioni di salute della Sordi. Imputati anche sei dipendenti della villa, pagati con somme che andrebbero tra i 150mila euro e i 400mila euro per restare in silenzio e coprire gli esecutori del piano.
Quando Sordi muore, nel 2003, la sua eredità passa alla sorella Aurelia. Ma dopo pochi anni dalla morte dell’attore, i dieci imputati avrebbero già cominciato a tramare per impossessarsi del patrimonio milionario. Alcuni atti firmati da Aurelia fanno insospettire il direttore della banca dove la Sordi ha aperto il conto. Per questo l’uomo presenta una denuncia in procura e da lì comincia l’inchiesta. Dopo un anno e mezzo dall’inizio delle indagini, Aurelia muore.