Enea Frascati ospiterà la macchina DTT per la fusione nucleare
Sarà Frascati a ospitare, nel sito laziale di Enea, la macchina sperimentale da 500 milioni di euro Divertor Test Tokamak (DTT). Farà parte del Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare e dovrà fornire risposte sulla fattibilità scientifica e tecnologica della produzione di energia dalla fusione. Lo rende noto l'Enea, il cui Consiglio di Amministrazione ha approvato la relazione conclusiva con la graduatoria finale delle nove località candidate ad ospitare la macchina. Bocciata tra le altre Napoli candidata ad ospitare la struttura, così come Abruzzo, Emilia-Romagna con un sito in tandem con la Toscana, Liguria (con due siti), Piemonte, Puglia e Veneto. A Napoli ci furono polemiche politiche per la scarsa informazione in Consiglio regionale sull'argomento prima di candidare il territorio partenopeo a ospitare la macchina.
Il Divertor Tokamak Test (DTT) è parte del percorso europeo per la realizzazione dell'energia da fusione nucleare (Fusion road map) che dovrebbe portare alla realizzazione di un impianto dimostrativo definito Demo, ovvero una centrale nucleare a fusione in grado di fornire energia elettrica alla rete entro il 2050. Obiettivo: non dipendere più esclusivamente dal combustibile fossile. E in particolare il divertore, ovvero il componente principale dell'impianto per lo smaltimento della potenza termica del plasma in una centrale a fusione ha il problema della dissipazione delle altissime temperature raeggiunte. Il tokamak è proprio il tentativo di risolvere questo problema, ovvero una macchina il cui compito è contenere un plasma termonucleare. L'avvio dei lavori della DTT è atteso entro il 30 novembre 2018, con la previsione di concluderli in sette anni; saranno coinvolte
oltre 1500 persone di cui 500 direttamente e altre 1000 nell'indotto con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro. I finanziamenti sono sia pubblici che privati e vedono la partecipazione, fra gli altri, di Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione (60 milioni di euro) per conto della Commissione europea, il Miur (con 40 milioni), il Mise (40 milioni impegnati a partire dal 2019), la Repubblica Popolare Cinese con 30 milioni, la Regione Lazio (25 milioni), l'Enea e i partner con 50 milioni cui si aggiunge un prestito Bei da 250 milioni di euro.