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Dissesto idrogeologico, l’avvertimento dei geologi: attenzione a Roma e Lazio

Più di 300 siti in pericolo nella capitale. E nella regione 372 comuni sono a rischio frana o inondazione. La preoccupazione del presidente dei geologi: “Se Genova è la premessa, nulla ci vieta di pensare che un fenomeno analogo possa ripetersi a Roma”.
A cura di Enrico Tata
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I geologi del Lazio parlano chiaro: 372 comuni della regione su 378 sono a rischio frana o esondazione. Il 98 per cento. Oltre 350mila cittadini in potenziale pericolo per il dissesto idrogeologico.

“Siamo alle prime avvisaglie della stagione autunnale. E se Genova è la premessa, nulla ci vieta di pensare che un fenomeno analogo possa ripetersi a Roma, nelle zone storicamente interessate dai siffatti eventi calamitosi, visto il nulla di fatto in termini di interventi dall’ultimo episodio”. Parole dure quelle di Roberto Troncarelli, presidente dell'Ordine dei Geologi del Lazio. Un avvertimento per ricordare gli eventi degli scorsi mesi che hanno coinvolto la capitale a nord, a Labaro e Prima Porta, e a sud, Ostia e Infernetto.

“Purtroppo a seguito di queste tragedie si materializza il politico o amministratore di turno che, sfruttando il terreno fertile lasciato dal riflusso emotivo e cavalcando la produttiva onda della visibilità mediatica, si lancia dapprima in generici j’accuse verso “chi c’era prima di noi” e poi in fantasiose rassicurazioni, salvo poi constatare con amarezza che nulla viene fatto o ben poco viene stanziato al fine di trovare soluzioni definitive”, denuncia Troncarelli.

E proprio questa mattina una settantina di residenti del X Municipio hanno invaso l'aula consiliare di Ostia per chiedere interventi per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio. Un’occupazione ad oltranza finché non ci sarà un incontro con il presidente della Regione Nicola Zingaretti e con il sindaco di Roma Ignazio Marino. Una situazione, quella del dissesto idrogeologico, resa ancora più problematica a causa della spending review che ha coinvolto la regione Lazio. Da giugno scorso infatti la regione non ha più un servizio geologico e sismico regionale che si occupi della prevenzione dei rischi naturali.

In più, in un progetto pilota che ha come scopo di catalogare i siti più a rischio della capitale, si legge: "Sono 350 i siti interessati da movimenti franosi". Pochi, quelli già messi in sicurezza. Secondo il progetto portato avanti da Roma Capitale, Servizio geologico italiano dell’Ispra e Ordine dei geologi del Lazio, sarebbe a rischio l'intera zona di Monte Mario. Ma non solo. Anche le più suggestive passeggiate archeologiche romane sarebbero in pericolo: da villa Sciarra a Villa Caffarelli, fino all'Aventino e villa Glori.

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