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Dire “giallorosso ebreo” non è reato, la comunità ebraica di Roma: “Precedente allarmante”

In seguito a questa sentenza la presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, ha deciso di scrivere una lettera al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini.
A cura di Enrico Tata
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Il 3 marzo il giudice ha deciso per il proscioglimento di due tifosi della Lazio che allo stadio avevano intonato il coro "giallorosso ebreo" ed erano stati denunciati per odio razziale. Secondo la corte le espressioni degli ultras "rimangono confinabili nell’ambito di una rivalità di tipo sportivo" e si tratta di una frase che "aldilà della scurrilità esprime mera derisione sportiva". In seguito a questa sentenza la presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, ha deciso di scrivere una lettera al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini.

"Si tratta indubbiamente di un precedente allarmante per la giustizia di questo Paese che, in sostanza, legittima l’utilizzo dell’aggettivo ebreo in forma dispregiativa e razzista e comunque come strumento di derisione durante gli eventi sportivi", scrive Dureghello. Secondo la presidente "è ineluttabile il rischio che deriverà da una acritica e passiva accettazione di questa linea di pensiero. E' necessario intervenire per far sì che questa sentenza, che stentiamo a comprendere per la sua astratta devastante portata e le cui motivazioni attendiamo di leggere con interesse e allarme, non produca risultati nefasti soprattutto in prossimità di eventi sportivi carichi di rischi, tensioni e conflittualità". L'appello è stato accolto da Orlando, che in serata ha detto: "Abbiamo chiesto di acquisire le motivazioni. Verranno lette prima di avviare qualunque procedura".

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