Dimesso Vincenzo, il paziente arrivato a Roma da Bergamo in fin di vita: “È il nostro Lazzaro”
"È arrivato a Roma in condizioni disperate, le cure sembravano non avere effetto e continuava a peggiorare. La sua era una diagnosi infausta. Poi, si è svegliato. Vincenzo è il nostro Lazzaro". Sono queste le parole con cui il professore Felice Eugenio Agrò, direttore dell'area di terapia intensiva del Covid Center del Campus Bio Medico. Contento di aver dimesso dopo cinquanta giorni di terapia intensiva il paziente arrivato due mesi fa da Bergamo in condizioni critiche, disperate, e con il Covid 19 in stato avanzatissimo. "Non abbiamo mai disperato, siamo sempre stati convinti di poterlo salvare, abbiamo continuato a curarlo come da manuale. E alla fine ha aperto gli occhi". Una bella notizia quella delle dimissioni di Vincenzo, una di quelle che servono per tenere il morale alto nonostante la pandemia. Vincenzo è stato dimesso stamattina, sarà trasferito in elicottero nella sua Bergamo. A salutarlo, oltre allo staff medico che l'ha aiutato a guarire, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, oltre al presidente del Campus Felice Barela e al direttore generale del Policlinico Universitario Paolo Sormani.
"Ho le gambe ancora un po' deboli ma per il resto sto bene. Riesco a mangiare e respirare da solo e parlare, ero completamente afono, non potevo ingerire nulla e mi alimentavano con le flebo. Non riesco però ancora a deambulare", racconta Vincenzo una volta uscito dall'ospedale, in attesa dell'elicottero che lo porterà a Bergamo. A Roma ci è arrivato in coma e quando si è svegliato non sapeva dove fosse, era confuso. Tanto che quando ha visto i medici vestiti con le tute anti Covid, ha pensato di essere stato rapito. "Ho offerto i soldi a una persona lì presente, le ho detto che se mi portava a casa le davo 100mila euro", racconta sorridendo.
La cosa più terribile che Vincenzo ha dovuto affrontare oltre il coronavirus? La solitudine, il non poter vedere i suoi cari. "Non vedevo nessuna luce, ero allettato, la fortuna che ho avuto è stata di avere medici e infermieri all'altezza della situazione. Questi ragazzi non solo erano molto professionali, mi hanno fatto stare bene nei momenti di sconforto. Stanno facendo sacrifici pazzeschi, non vedono le famiglie da mesi. Sono i miei angeli". "Queste persone hanno bisogno di calore umano – continua il professor Agrò – Non vanno solo curate e guarite. Bisogna fargli capire che si prova affetto, è un aspetto importante e fondamentale".