Detenuto impiccato a Regina Coeli, s’indaga per omicidio volontario: appeso a soli 150cm d’altezza
Omicidio volontario. Questo il fascicolo aperto dalla Procura di Roma nel caso del detenuto trovato impiccato nel bagno del carcere di Regina Coeli. Sono molti gli interrogativi che stanno passando per la testa degli inquirenti in questo momento: perché, anche se tutto porta a pensare al gesto volontario, non si vuole lasciare nulla d'intentato. Dalle informazioni emerse, sembra che Roberto L., 52 anni, si sia impiccato a una trave a nemmeno un metro e mezzo di altezza. Il cappio lo ha fatto con i pantaloni. L'uomo è stato trovato già adagiato in terra: i compagni di cella, che erano andati in bagno per fare il caffè, hanno tentato di tutto per rianimarlo, ma non c'era già più niente da fare. Sono stati sempre loro a dare l'allarme alla polizia penitenziaria e a dire agli investigatori che la sera prima era tranquillo: nulla faceva intendere che stesse pensando di togliersi la vita.
Detenuto impiccato a Regina Coeli, aveva chiesto di cambiare braccio
Roberto L. aveva chiesto alla direzione del carcere di cambiarli braccio, ma quello che aveva ottenuto era stata un'altra cella, dove era stato appena spostato. Si trovava in carcere dall'aprile 2018 quando, in seguito a una violenta discussione con la madre, aveva dato in escandescenze lanciando oggetti alle forze dell'ordine accorse dopo che era stato dato l'allarme. Tra le cose lanciate, anche un barbecue. E proprio da qualche settimana aveva perso la madre che, nonostante la vicenda giudiziaria, non lo aveva mai abbandonato. Un fatto che forse lo ha sconvolto a tal punto da spingerlo a togliersi la vita. Per ora, nonostante l'apertura del fascicolo per omicidio volontario, resta questa l'ipotesi più accreditata. Resta da capire a cosa porteranno le prossime indagini che saranno svolte dagli inquirenti, e cosa sia successo la notte che il 52enne ha deciso di togliersi la vita.