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Detenuto ai domiciliari chiede il carcere: “Meglio la galera che mia moglie”

Gli avevano dato gli arresti domiciliari ma, stanco per i continui dissapori coniugali, un pregiudicato di Tor Bella Monaca (Roma), ha scelto la detenzione in carcere. “Meglio in galera che con mia moglie”.
A cura di An. Mar.
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Condannato a scontare in casa con la moglie gli arresti domiciliati non ne poteva più dei litigi continui e così ha detto basta. "Portatemi in galera, meglio lì che con mia moglie", avrebbe detto agli agenti di sorveglianza un pregiudicato trentasettenne del quartiere romano di Tor Bella Monaca. Ha spiazzato gli agenti e il giudice con la sua richiesta di essere trasferito in carcere piuttosto che scontare la pena tra le quattro mura con la coniuge.

Era esasperato dalle continue recriminazioni della moglie che lo insultava alla presenza dei tre figli per non essere riuscito a provvedere alle esigenze della famiglia. I vicini e gli stessi agenti di sorveglianza erano al corrente delle zuffe continue alle quali gli stessi poliziotti più di una volta avevano messo fine. Le prediche continue della donna e l'umiliazione che infliggeva all'uomo per la sua condizione di pregiudicato lo hanno infine convinto a prendere questa decisione, anche nell'interesse dei minori costretti ad assistere a scontri qualche volta burrascosi che hanno rischiato di sfociare in episodi di violenza domestica. L'uomo, aveva tentato di riprendere la strada della legalità, dopo anni di piccoli crimini, aprendo una autorimessa in società con il padre. Ma era arrivato, salato, il conto della giustizia: un anno e un mese la pena prevista, da scontare agli arresti domiciliari. Di quella condanna, restano altri 8 mesi. Da scontare, come accordato dal giudice, nella "tranquillità" di una cella del Regina Coeli.

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