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Covid 19

Chiusa Fontana di Trevi: “Evitare assembramenti anche in luoghi aperti”

In eseguito all’emanazione del decreto che ha esteso la zona rossa anche alla città di Roma, Fontana di Trevi è stata chiusa al pubblico. Il provvedimento è stato preso al fine di evitare assembramenti di persone. Il Decreto che dichiara tutta l’Italia ‘zona protetta’ è entrato in vigore stamattina e durerà fino al 3 aprile.
A cura di Natascia Grbic
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A Roma è stata chiusa Fontana di Trevi. Il provvedimento è stato preso in seguito all'approvazione del decreto che ha esteso la zona rossa contro il coronavirus in tutta Italia. E così anche i luoghi di arte e cultura all'aperto sono stati chiusi per evitare assembramenti di persone ed eventuali contagi. Il decreto emanato dal Consiglio dei ministri presieduto dal Governo Conte è entrato in vigore questa mattina: tutta Italia, sin da oggi, è stata proclamata ‘zona protetta'. Le persone devono rimanere in casa e non possono spostarsi se non per tre motivi: lavoro, salute e comprovata necessità. Musei, cinema, palestre, teatri, centri benessere, pub sono chiusi al pubblico, bar e ristoranti possono rimanere aperti ma solo fino alle 18. Anche i negozi possono rimanere aperti al pubblico ma solo se garantiscono la distanza interpersonale di un metro tra le persone. Se per motivi strutturali non fosse possibile, devono chiudere. Chiunque sia sorpreso a non rispettare il provvedimento del governo sarà non solo chiuso, ma anche sanzionato.

Coronavirus, terapie intensive al collasso

Le misure sono state prese per cercare di limitare i contagi da coronavirus in aumento in Italia e nella capitale. Soprattutto dopo la fuga in massa dal Nord Italia di persone in fuga dalla zona rossa che si sono riversate al Centro e al Sud, il provvedimento si è reso necessario al fine di limitare l'allerta e allentare la pressione sugli ospedali, già sotto pressione e in sovraccarico. In tutto il Lazio si sta lavorando per aumentare i posti sia nei reparti di degenza ordinaria sia nei reparti di terapia intensiva per far fronte ai ricoveri dei pazienti che necessitano di cure non solo per il COVID-19, ma anche per altre patologie.

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