Con il Coronavirus Roma scopre il Forlanini e gli altri ospedali chiusi e abbandonati: “Riapriamoli”
Ha già raccolto oltre 50mila firme in pochi giorni la petizione al Ministro della Salute, pubblicata su Change.org, per la riapertura dell’ex ospedale Forlanini a Roma. L’ospedale, un polo di eccellenza per la ricerca e la cura della tubercolosi, è chiuso dal 2015. Il grande complesso ospedaliero è immerso in un parco di 28 ettari, percorso da 10 km di sentieri, «riproducente la forma dell'apparato respiratorio umano» – si legge in una mozione presentata nel 2017 in Campidoglio contro l’ipotesi di vendita del complesso. L'ospedale, che nel 1943 arrivò a ospitare fino a 4mila degenti, fu costruito con tecnologie all’avanguardia e comprendeva strutture sia per la cura che per lo svago dei pazienti: cliniche e laboratori, un’aula magna, biblioteche, un teatro anatomico, e poi una scuola, un'emittente radiofonica, due teatri, un cinema, sale di lettura, due chiese. Il polo ospedaliero era una città nella città.
Nel 2008 un emendamento al bilancio della Regione Lazio sanciva la vendita di tre ospedali – il San Giacomo, il Nuovo Regina Margherita e il Forlanini – «al fine di contribuire al disavanza sanitario regionale». L’operazione rimase bloccata fino al 2014 quando la Regione ha approvato il Piano di razionalizzazione delle sedi istituzionali, e un emendamento al bilancio sanciva una valutazione catastale del Forlanini pari a 278 milioni di euro. Nel 2015 l’ospedale è stato definitivamente chiuso. Una delibera di quell’anno prevedeva la creazione di di un “polo funzionale di uffici regionali” ma l’anno successivo una delibera regionale (la 766) classificava l’ospedale come bene disponibile, ovvero in vendita, in vendita per 70 milioni di euro. Di fatto, l’ospedale è stato abbandonato. A giugno 2016 la morte per overdose di una giovane nei cunicoli dell’ospedale ha riaperto il dibattito sul destino del complesso.
Contro la vendita dell’ospedale il “Coordinamento dei Comitati, delle Associazioni, dei Cittadini per il Forlanini bene comune” ha fatto ricorso al TAR. Il ricorso è ancora sospeso, ma intanto le pressioni dei comitati di cittadini hanno ottenuto il dietrofront della Regione rispetto al piano di vendita. Nel 2017 la Regione ha annunciato uno stanziamento di 250 milioni per la conversione del complesso in un polo della pubblica amministrazione, sotto la regia di Cassa Depositi e Prestiti. Nel 2018 una modifica al Defr (Documento di economia e finanza regionale) 2019-2021 a firma del consigliere Fdl Giancarlo Righini impegnava la Regione al recupero del Forlanini. Non si hanno notizie sul progetto e, secondo fonti della Regione Lazio, il complesso sarebbe passato a Cassa Depositi e Prestiti, l’ente incarico della dismissione del patrimonio pubblico.
Nel frattempo, a giugno dell’anno scorso, una società di promoter, Attimo Fuggente srl – già gestori della Ex Dogana di San Lorenzo e organizzatori di “feste di chiusura” di altri spazi pubblici in vendita a Roma – annunciava: «il più grande spazio abbandonato di Roma torna a vivere». Il Forlanini è diventato così per i mesi estivi una location di feste ed eventi temporanei a pagamento dopo che Regione Lazio ha concesso in affitto alla società parte del complesso, 10mila metri quadri tra parco e atrio, alla società di eventi e ristorazione per 140 euro al giorno. Un sit-in di cittadini accolse la “riapertura” temporanea dell’ospedale, chiedendo che il complesso fosse destinato a servizi socio-sanitari.
Con l’emergenza coronavirus in molti tornano a chiedere la riapertura del Forlanini. Una proposta a cui ha aderito anche la sindaca Virginia Raggi, che ha condiviso con un tweet la petizione. Una richiesta “strampalata e senza senso” secondo l’assessore alla sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato che l’11 marzo commentava: “Riattivare una struttura come il Forlanini richiederebbe mesi, forse anni. Dunque, una proposta assolutamente inutile”. Ma sull'opportunità di destinare risorse per la realizzazione del secondo Covid Hospital presso la clinica Columbus del Policlinico Gemelli, con ulteriori 80 posti letto e 59 posti di terapia intensiva, anziché riattivare o potenziare strutture pubbliche come il Forlani e il Nuovo regina Margherita, non tutti erano d'accordo. Il segretario del CIMO Lazio (il sindacato dei medici) ha auspicato la riapertura del Forlanini, "Tempio e l’eccellenza assoluta della cura delle malattie polmonari", notando che “quanto al ventilato utilizzo della Clinica Columbus allo scopo per il quale si sta qui proponendo il Forlanini, CIMO Lazio dissente apertamente, per la non adeguatezza della tradizione operativa di tale Struttura e per i costi che sarebbero eccezionalmente più onerosi per la Regione Lazio”.